Alessia Chiriatti
Roma, e tutti i fans italiani, li attendevano da mesi: da quel 16 giugno, quando il tour italiano fu annullato dopo la morte del tecnico Scott Thomas, schiacciato dal palco montato per la band inglese a Toronto. E ieri sera, all’Ippodromo Capannelle, i Radiohead hanno di certo appagato i 25mila fans che avevano acquistato i biglietti da mesi, registrando il sold out a poche ore dall’apertura del botteghino. Non venivano in Italia dal 2008: ora suoneranno anche a Firenze, Bologna e Codroipo.
A scaldare la folla, già preparata e ansiosa, incolonnata dalla mattina per guadagnare le prime file come per i concerti – evento che richiamano antiche nostalgie alla Woodstock, ci ha pensato il canadese Dan Snaith, detto Caribou, uno dei migliori compositori di musica elettronica del momento: le tracce Sun e Odessa, insieme ai fari psichedelici che provenivano dal palco, hanno fatto sì che il gruppo spalla dei Radiohead diventasse parte integrante del concerto organizzato per il Rock in Roma.
E poi arriva Thom Yorke: 21.30 in punto, come da programma, vestito di nero, capelli legati, italiano stentato (ma almeno ci prova), bandiera del Tibet sulla sua tastiera. Agli spettatori basta poco: solo il primo accordo di Lotus Flower, ed è l’esplosione completa di note, cori ed emozioni. Questa volta il palco è uno dei più belli che la band abbia mai avuto: dietro le spalle degli artisti campeggia uno schermo orizzontale, e ancora tubi colorati e display calati dall’alto, dove vengono proiettati i particolari della band intenta a suonare e cantare.
15step, Idioteque e Paranoid Android fanno il resto: la folla, a volte un po’ distratta e chiassosa, chiede il bis e l’encore. E i Radiohead la accontentano. Non potevano mancare i pezzi del mitico album In Rainbows, anche se a lasciare il vuoto sono le storiche Karmapolice e Creep. Un’esibizione che fa affermare a gran voce che ascoltare una band come i Radiohead in live version è di gran lunga più appagante che prestare orecchio ai virtuosismi delle registrazioni su mp3.
The Daily Mail è tutta per il nostro ex premier: “This is for Berlusconi”, dice Thom dal palco, riferendosi allo scandalo delle intercettazioni e al modo in cui i giornali trattano le vicende, private e non, dei personaggi pubblici. I Radiohead abbandonano i fans con Everything in its right place, dopo una splendida Reckoner: i loop elettronici e i decibel esplodono per non lasciare l’acquolina in bocca di un’altra canzone. I cinque ragazzi di Oxford vanno via dopo aver decisamente soddisfatto tutti, spingendosi, com’è giusto che sia per una band del loro calibro, a cavalcare ogni ritmo, dalla carezza dell’acustico al graffiante rock.
Un’organizzazione in fondo impeccabile, con il traffico su arterie come l’Appia e la Tuscolana smaltito relativamente in breve tempo. In fondo, era l’evento dell’anno.
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