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Decreti che si susseguono, limitazioni personali, professionali e collettive, isolamento forzato.
Tutto questo genera incertezza, impotenza, confusione, paura, perdita di controllo. “Devo stare a casa, forzatamente, io non sono abituata/o! Non ci so stare!”
In primo luogo: avere consapevolezza.
Saper distinguere fra paura, ansia da contagio, panico ed ipocondria.
La paura è un’emozione primaria, è fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza; se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai rischi.
La paura può diventare panico, ansia da contagio: un pericolo limitato e contenuto di contagio viene generalizzato, percependo ogni situazione come rischiosa.
“Dottoressa, sento un pizzicore alla gola… Avrò il coronavirus?”
Chi già vive una preoccupazione per la salute, può percepire ogni minimo sintomo come segnale inequivocabile di infezione da coronavirus. La paura può diventare ipocondria.
Avere dei comportamenti positivi:
Bisogna tornare a pensare alla paura, come emozione primaria, che protegge la vita.
La paura va riconosciuta, non negata, usata per trasformarla in strumento per cambiare le cose. Non lasciare che diventi patologia, che blocchi, che ingessi, che si appropri dell’anima individuale e collettiva, che degeneri in una forza disumana e distruttrice.
Non perdiamo lucidità. Non ci congeliamo. Questo tempo, che diventi un tempo di opportunità, di rilancio! Di vita! Nutriamoci di pensieri positivi, di buoni comportamenti, di abitudini sane… Questa è la nostra immunità principale, oltre a non bloccare il nostro cervello.
Eppur si muove, la vita…
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