Cronaca

Emanuele Tiberi è morto per il pugno o no? Tre mesi per chiarirlo

E’ stato il pugno sferrato da Cristian Salvatori l’unica causa della morte di Emanuele Tiberi? Lo dovranno chiarire nei prossimi tre mesi gli esperti dell’Università politecnica delle Marche nominati dal Tribunale di Spoleto per fare chiarezza sul decesso del 32enne di Norcia morto il 29 luglio dello scorso anno dopo il cazzotto sferratogli fuori da un locale dal suo amico ora sotto processo per omicidio preterintenzionale.

Questa mattina, davanti al giudice per l’udienza preliminare Margherita Amodeo, hanno infatti assunto l’incarico i due periti nominati nell’ambito del rito abbreviato condizionato carico di Salvatori (difeso dagli avvocati Brunelli e Crisi), i professori Adriano Tagliabracci e Mauro Silvestrini. I punti del quesito posto loro dal gup chiedono di accertare le cause della morte di Emanuele Tiberi e valutare se il decesso sia stato conseguenza diretta del colpo infertogli da Salvatori, se quel pugno sia stata una concausa della morte o se sia invece l’unica causa. La difesa dell’imputato (attualmente ai domiciliari in una comunità di recupero del Riminese) parla di un gioco tra i due finito male e respinge comunque l’idea del pugno come mortale; tesi però respinta dai familiari della vittima, costituitisi parte civile con gli avvocati Andreini e Ranalli.

I due periti avranno 90 giorni di tempo da oggi per chiarire i fatti. Si tornerà in aula il 12 luglio.