Se n'era parlato ormai più di un anno fa: poi le luci sulla notizia si erano affievolite, anche se non per tutti. Si tratta di una delle più grandi opere per l'approvvigionamento energetico europeo, ossia della costruzione di un gasdotto che approdi direttamente sulle coste del sud Italia, e più precisamente su quelle leccesi. Il progetto sarebbe direttamente collegato ad un'altra opera, fortemente voluta dalla Snam, ossia il mega tracciato per il trasporto di gas che, attraversando Abruzzo e Umbria, si ricongiungerebbe a Minerbio, in Emilia Romagna, dove, nonostante il sisma del 2012, la Stogit spa (una controllata della Snam) continua i lavori di stoccaggio di gas sotterraneo. A contendersi la costruzione del megagasdotto vi erano due progetti: il Nabucco e il Tap. In questi giorni la notizia è stata resa ufficiale: a portare il gas in Italia sarà proprio il Tap, il gasdotto Transadriatico, che, dall'Azerbaijan, e più precisamente dai giacimenti dello Shah Deniz, attraverserà Turchia, Grecia e Albania, per poi arrivare, attraverso i fondali del Mar Adriatico, sulle coste pugliesi, in località San Foca. E' questo dunque il grande progetto che vorrebbe trasformare l'Italia in un grande hub energetico per il sud d'Europa, tale da fungere da volano per l'intera economia nazionale.
Il tracciato – La Tap, attraversando Turchia, Grecia e d Albania, si ricongiungerebbe dunque alle coste italiane sull'Adriatico, poco più a nord del canale d'Otranto: secondo i dati ufficiali, degli 870 chilometri totali, solo 5 interesserebbero la Puglia, mentre la profondità massima raggiungerebbe gli 810 metri. “La sezione onshore del gasdotto avrà un diametro di 1,2 metri (48 pollici), mentre quella offshore presenterà un diametro di 0,91 metri (36 pollici)” si legge sul sito della Tap. Da tempo gli ambientalisti e le associazioni locali salentine, si sono schierate contro l'approvazione e la creazione del gasdotto a causa del forte impatto ambientale che l'opera potrebbe avere su una delle coste più belle d'Italia. Preoccupazione particolare, oltre che per la vocazione turistica e agricola del territorio, è per la fauna e la flora locale, come ad esempio per le piante di posidonia che si trovano nel mare. Secondo le stime, la capacità del gasdotto potrà raggiungere una velocità massima di 20 miliardi di cubi l'anno.
La “Rete Adriatica” – Il progetto però non si fermerebbe là: la Snam Rete Gas Spa aveva presentato già nel 2004 l'idea di un progetto volto alla realizzazione di un metanodotto denominato “Rete Adriatica” della lunghezza complessiva di 687 chilometri, lungo un unico tracciato che va da Massafra, in provincia di Taranto, fino appunto, a Minerbio, attraversando dieci regioni, tre parchi nazionali, uno regionale ed oltre venti siti di rilevanza comunitaria. In Umbria, il tratto compreso tra Foligno e Sestino, lungo 113,7 chilometri, prevede il passaggio attraverso il territorio di numerosi comuni compresi nella fascia appenninica: Foligno, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, Pietralunga, Città di Castello, Apecchio. Il Ministro Passera aveva già espresso il proprio plauso nei confronti dell'investimento, ora la palla passa al Ministro Zanonato.
Una zona sismica – Ciò che sembrerebbe stridere ancora di più con il progetto del lungo gasdotto tra Brindisi e Minerbio sono i recenti terremoti avvenuti negli ultimi anni sulla fascia appenninica. La Snam dal canto suo sostiene che i cittadini potranno dormire sogni tranquilli, in quanto lo studio e le indagini dettagliate di microzonazione hanno rilevato che non ci sono pericoli a riguardo. A tal proposito però, anche il Ministro dell'Ambiente aveva denunciato che “qualora la sismicità indotta superi magnitudo 3.0 – considerando l'epicentro all'interno di un'area definita di raggio uguale a dieci chilometri attorno della testa del pozzo -, la pressione di esercizio massima e la frequenza del ciclo di iniezione e di estrazione dovranno essere ridefinite in modo da riportare la magnitudo massima al di sotto di tale valore”.
La lettera dei Parlamentari – Con una lettera i parlamentari PD Verini (Umbria), Mariani (Toscana), D'Incecco (Abruzzo) e Morani (Marche) hanno sottoposto proprio a Zanonato la questione del metanodotto Rete Adriatica, “di cui si sono occupati in maniera non risolutiva i precedenti Governi”, chiedendo di convocare il primo tavolo tecnico istituzionale. Ciò con l'intento di dare inizio ad un confronto tra le parti “al fine di individuare le soluzioni più adeguate a salvaguardare l'ambiente e la sicurezza delle popolazioni e alla realizzazione di un’opera considerata strategica per il paese. Le ragioni del passaggio sull'asse appenninico – sottolineano gli stessi deputati – sembrano essere dettate esclusivamente da interessi economici della società poiché le spese di servitù di passaggio sono più basse rispetto la costa, per cui la grande opera presenta costi ambientali ed economici ai danni delle comunità e dell’ecosistema dell’Appennino”.
“La strada seguita da Snam Rete Gas Spa sino ad ora – aggiungono – sembra essere il tentativo ad evitare la valutazione ambientale strategica e la valutazione di impatto ambientale unica, in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali che impongono la valutazione complessiva degli interventi proposti come interpretato dalla giurisprudenza comunitaria e da quella amministrativa nazionale”.
“In più, avverso tale progetto – ricordano i parlamentari – è stato presentato ricorso alla Commissione europea da amministrazioni pubbliche (province di Pesaro-Urbino e di Perugia, comunità montana Catria e Nerone, comune di Gubbio, comune di Città di Castello e comune dell'Aquila), associazioni ecologiste, e oltre un migliaio di cittadini di varie parti d'Italia (in particolare delle regioni maggiormente colpite Marche, Umbria e Abruzzo) che si sono preoccupati della rischiosità del progetto su cui la Commissione europea ha aperto una procedura di accertamento. Inoltre, la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati della precedente legislatura ha unanimemente votato un parere che, facendo proprie le riserve e le contrarietà legate non all'opera, ma al tracciato, ne ha chiesto una modifica sostanziale. A tale parere sono seguite le risoluzioni votate dai Consigli Regionali dell'Abruzzo, delle Marche e dell'Umbria di identico contenuto e finalità.
Il Governo Monti, davanti al Parlamento, attraverso il sottosegretario De Vincenti, fece proprio un ordine del giorno che chiedeva la costituzione di un tavolo tecnico istituzionale di confronto fra il soggetto privato presentatore del progetto per la costruzione del metanodotto in questione e gli enti territoriali interessati, al fine di trovare le soluzioni più adeguate a salvaguardare l'ambiente e la sicurezza delle popolazioni interessate alla realizzazione dell'opera entro settembre 2012. Tale tavolo tecnico istituzionale non è mai stato convocato”.
“Siamo, pertanto, a richiederle e sollecitare la necessità – concludono Verini, Mariani, D'Incecco e Morani – di procedere con la costituzione del tavolo tecnico istituzionale, per dare inizio così al confronto tra le parti al fine di individuare le soluzioni più adeguate a salvaguardare l'ambiente e la sicurezza delle popolazioni e alla realizzazione di un’opera considerata strategica per il paese”.
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Alessia Chiriatti
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