Che dire! Umbria Jazz ormai ha imboccato da anni un percorso artistico ben preciso e con alterne fortune. Ovvero separare nettamente la vera ragione sociale della ditta, il Jazz, dagli spettacoloni per fare cassetta, andando con questo a braccetto con lo schema tattico di altri blasonati festival, tipo Montreux Jazz, o Montreal, tra i tanti.
Ci sono stati anni in cui invitare Sting, Prince o Santana aveva un senso, per la loro storia musicale chiaramente contaminata. Meno quando si invitavano i Chainsmokers e il tutto finiva in un “bagno di sangue” economico.
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Il fatto è che i grandi contenitori musicali hanno delle esigenze precise, da un punto di vista della struttura organizzativa e di registratore di cassa, e tante smancerie non si possono più fare se si vuole stare sul mercato “tra i primi tre-quattro grandi festival del mondo” come diceva con una certa enfasi il Presidentissimo Renzo Arbore.
Ovvio che il Jazz va a farsi benedire, o nella migliore delle ipotesi, gli si dedicano spazi adeguati, di nicchia, di scantinato, giusto perchè l’insegna di bottega non venga smontata e perchè magari continui a fluire in cassa un certo obolo che il Mibac elargisce in funzione di una precisa missione affidata alla kermesse perugina: quella di ambasciatore del jazz in Italia. E non sono bruscolini.
Ci vuole poco a fare i conti di quanto costa in percentuale aprire il Santa Giuliana e pagare il cachet per un grande, come è stato Prince, o invece approntare il Morlacchi per un una serata splendida ed intima e fare altrettanto con Brad Mehldau. In questa ripartizione “economica” sta il piano della scelta artistica e di indirizzo di un Festival, ormai moderno, come è Umbria Jazz.
Ora se un certo personaggio mondiale, che risponde al nome di Lenny Kravitz, decide di fare tappa a Perugia, non ci sarà certamente nessuno che potrà dire “mi tiro indietro”. La gola per la seratona-evento è un potente motore di spinta. E come a Paperino, sugli occhi dei vari maggiorenti della Fondazione UJ, che hanno lavorato proprio perchè questo accadesse, comincia rotolare il simbolo dell’euro. Significative le ultime due righe della nota stampa in cui si elencano le multidisciplinarietà del rockerone.
Che dire? Bene, bravi, Bis!
Il tutto mentre all’apparire della notizia “bomba” della data di Kravitz a Perugia, il 10 luglio 2020 (da non dimenticare che si tratta del venerdì dell’ultimo weekend del Festival dei Due Mondi), sono scattati su i social i primi mugugni, e nel casi di Facebook, proprio sul post di Umbria Jazz che annuncia la seratona.
Nel frattempo a Roma, il prossimo 1 novembre, prende avvio il “Roma Jazz Festival 2019”, una kermesse musicale in cui il jazz è realmente attore principale e i nomi in programma fanno leccare i baffi a molti. E chissà che alcuni di questi non ci li ritroveremo a luglio anche a Perugia…quasi un anno dopo!
Di seguito la nota stampa di Umbria Jazz per la data con Lenny Kravitz:
Noto per i suoi concerti super energici, la sua promessa è quella di mantenere la fama di fare concerti live. Lenny Kravitz enfatizza ancora una volta l’unione di rock-and-roll, funk, blues e soul nel suo 11° album, Raise Vibration. Trae ispirazione dai giovani, ma risplende grazie ai suoi 3 decenni di saggezza, rappresenta una potente rinascita creativa in un corpo audace, splendente e brillante che si addice al suo spirito sconfinato.
Considerato uno dei principali musicisti rock dei nostri tempi, Lenny Kravitz ha trasceso generi, stili, razze e classi nel corso della sua ventennale carriera musicale. La musica rock e funk influenza gli animi degli anni ’60 e ’70; lo scrittore, produttore e polistrumentista ha vinto 4 Grammy Awards consecutivi, oltre a stabilire un record per il maggior numero di premi vinti nella categoria Best Male Rock Vocal Performance.
Oltre ai suoi dieci album in studio, che hanno venduto 40 milioni di copie in tutto il mondo, questo artista multidimensionale è passato al cinema, nel ruolo di Cinna, un successo ai botteghini con The Hunger Games e The Hunger Games: Catching Fire. Lenny Kravitz lo possiamo anche vedere nei film tanto acclamati dalla critica Precious and The Butler.
La sua società creativa Kravitz Design Inc. promuove un vasto portafoglio di iniziative important e comprende proprietà alberghiere, progetti condominiali, residenze private e storici marchi di fascia alta come Rolex, Leica e Dom Perignon.