Soldi, potere, intrighi, colpi di scena, pentimenti, denunce. Ha tutto della Dynasty la vicenda della famiglia tuderte Todini. Un intrigo sul quale non si sono più spenti i riflettori in Umbria, da quando, quattro giorni fa, li ha accesi il Fatto Quotidiano.
Il personaggio più noto della vicenda è Luisa Todini. Imprenditrice, bella, ricca, elegante. Europarlamentare, che Berlusconi volle come volto televisivo per il suo partito e che poi chiamò nel Cda della Rai. Ma anche il centrosinistra non l’ha scaricata, tant’è che Renzi le affidò le Poste.
Ma al centro della Dinasty c’è la mamma, Maria Rita Clementi, che ha 78 anni. Con un consistente capitale da gestire, frutto dell’impero costruito dal defunto marito, il cavalier Franco, imprenditore nel settore delle costruzioni.
Un patrimonio conteso tra i due figli, Luisa e il fratello Stefano, con la mamma che sembra ondeggiare, parteggiando una volta per l’uno, una volta per l’altro.
Un anno fa la signora Clementi ha costituito, alle Isole Cook un trust familiare a beneficio di entrambi i figli. Cioè un fondo dove sono confluiti tutti i beni di famiglia. Una decisione che però viene osteggiata da Luisa Todini, perché a suo giudizio è frutto di una scelta non libera della madre, che sarebbe stata irretita dal fratello. Che avrebbe, secondo quanto raccontato dall’imprenditrice al Fatto, dilapidato il patrimonio paterno: dei 65 milioni di euro ereditati dalla signora Clementi (tra denaro, immobili e investimenti finanziari) ne sarebbero rimasti una decina.
Tant’è che Luisa a inizio 2018 ha presentato istanza di nomina di un amministratore di sostegno, che viene però rigettata dal giudice tutelare una prima volta a gennaio ed è appesa al ricorso presso la prima sezione civile del Tribunale di Roma andato in udienza giovedì, di cui si attende l’esito.
Un anno fa Luisa ha anche presentato una denuncia per circonvenzione di incapace contro il fratello Stefano su cui pende la richiesta di archiviazione, perché i reati tra familiari non commessi con violenza sono depenalizzati.
Ma ad aprile è la madre a denunciare la figlia, per stalking. E perché, secondo la denuncia presentata con l’assistenza dell’avvocato Alessandro Sammarco, Luisa avrebbe “con l’inganno” fatto fare perizie mediche alla madre al solo scopo dimostrarne la capacità di volere. Denuncia alla quale è seguito però un sms di scuse che la signora Clementi ha mandato alla figlia.
Per Luisa è invece il fratello Stefano che per anni si sarebbe approfittato della madre che soffrirebbe di disturbo bipolare e spesso sarebbe in stato confusionale.
Ed è in questo contesto che i legali indicati dal figlio Stefano, dopo aver sottratto la signora Clementi alle perizie mediche ordinate dal giudice, l’avrebbero indotta a costituire davanti a un notaio un trust decennale irrevocabile con base alle Isole Cook. Trust i cui beneficiari sono entrambi i figli, ma gli amministratori del patrimonio sono i due avvocati, Sammarco e Giuseppe, legale e consulente di fiducia di Stefano. Che per questo, secondo quando ricostruito dal Fatto, percepirebbero un compenso di 40mila euro l’anno per i dieci anni, mentre alla signora Clementi spetta un vitalizio di 50 mila euro al mese.
Tra l’altro, una clausola inserita nel trust prevederebbe che, qualora uno dei beneficiari facesse azioni per limitare il potere dispositivo della madre, decadrebbe dal beneficio stesso. Insomma, Luisa Todini, in questo modo, si vedrebbe estromessa dell’eredità della madre.
Per i legali che hanno supportato la signora Clementi nella costituzione del trust, tale operazione è invece proprio a garanzia del mantenimento del patrimonio di famiglia e quindi tutela entrambi i figli, evitando prevaricazioni.
Luisa Todini: “Non sono contro mia madre”
“Inutile dire quanto avrei desiderato che tale vicenda non fosse mai stata messa in luce dalla stampa e lascio a lei, ed alle sue lettrici e lettori, immaginare tutto il mio dolore di figlia e di sorella“. Così, in una nota inviata in redazione ed indirizzata al direttore di Tuttoggi.info, la stessa Luisa Todini interviene su questa vicenda, diventata di dominio pubblico. Una nota in cui l’ex europarlamentare ripercorre la vicenda, i rapporti con la madre e quelli con il fratello.
“Sono ormai vent’anni, da quando è scomparso mio padre – scrive – che combatto quotidianamente affinché il patrimonio da lui lasciato alla nostra famiglia nel 2001 non venga dilapidato“. E rivendica di essere intervenuta con le proprie finanze per rilevare le aziende del fratello.
Quanto all’eredità della madre, Luisa Todini chiarisce: “Le mie iniziative sono finalizzate a tutelare mia madre, non sono contro mia madre. Basti considerare che la perizia medica sulla sua persona, disposta dalla Procura della Repubblica di Roma e depositata nel dicembre 2018, ha concluso che lei sia “incapace di provvedere consapevolmente ed autonomamente ai propri interessi”.
Sul trust, costituito nel luglio del 2018, Luisa Todini lamenta il fatto che la gestione sia stata affidata a due legali consulenti del fratello. E riporta una dichiarazione della madre, che sentita dai magistrati della Repubblica di Roma, lo scorso 23 ottobre, dice “io non volevo privarmi del mio patrimonio per 10 anni…”. Arrivando a parlare, sempre in quella deposizione, di un “raggiro” subito.
“Attendo con fiducia che la magistratura faccia piena luce su questa vicenda” commenta ancora Luisa Todini. Che conclude: “Il mio patrimonio non è intaccato da debiti, non ho necessità di ‘accaparrarmi’ i soldi di mia madre“.