Cultura & Spettacolo

Due Mondi, le locomotive innamorate di Rezo Gabriadze commuovono il pubblico di San Simone

Negli ultimi 10 anni di programmazione del Festival dei  Due Mondi sono stati molti gli spettacoli dedicati principalmente ai più piccoli. Ricordiamo tutto il ciclo del Teatro Ragazzi nel 2010 che vide forse il suo punto massimo espressivo con alcuni spettacoli, L’Orchetto, La Bella e la Bestia e I Musicanti di Brema, che sono rimasti impressi nella memoria di molti per la straordinaria qualità ma sopratutto per il coinvolgimento di un pubblico di ogni età, che applaudiva e si divertiva senza sosta.

Recentemente, l’operazione  culturale si è rinnovata, con una speciale volontà che è stata quella di far assaporare al pubblico un modo di favoleggiare poeticamente molto diverso dalla tradizione italiana e centro europea. Ricordiamo ad esempio a Spoleto58 nel 2015, l’incredibile successo riscosso da Semianyki Express della compagnia russa Semianyki (CLICCA QUI). 

Anche in quel caso tutto ruotava intorno ad un treno, sorta di Orient Express durante il cui viaggio poteva accadere di tutto, e i protagonisti erano umani, ma molto prossimi a divertenti maschere o marionette.

A San Simone ha invece debuttato ieri sera, 5 luglio, Ramona del regista e commediografo georgiano, Rezo Gabriadze e con i bravissimi attori e marionettisti del Gabriadze Theatre. Ancora treni come protagonisti e una storia per un pubblico di ogni età.

Si legge nel programma di sala- Ramona è una romantica e tragica storia d’amore tra due locomotive a vapore d’altri tempi. Nell’Unione Sovietica del dopoguerra il locomotore Ermon deve affrontare un lungo viaggio verso la Siberia dove viene spedito per lavorare alla ricostruzione del paese in tempo di pace. La locomotiva Ramona attende il marito nella piccola stazione di Rioni, coltivando il sogno di vivere felici insieme. Ma la loro separazione dura prima mesi, poi lunghi anni che gli eroi affrontano distanti l’uno dall’altra nella buona e nella cattiva sorte fino a quando un circo itinerante non arriverà  in città e  la vita di Ramona cambierà per sempre. Gli amanti lontani si incontreranno di nuovo, ma in quali circostanze?-

L’epilogo della vicenda amorosa è a suo modo drammatico (non vi diremo quale perchè confidiamo che molti lettori possano godere di questa chicca direttamente a teatro) ma con una resa drammaturgica talmente lieve e piena di commovente tenerezza che gli stessi spettatori, all’uscita di San Simone, si sono detti completamente stupiti di come si possa trasformare un dramma amoroso in una storia gentile e soave che accompagna il dolore per la scomparsa degli amati.
In scena ci sono i poetici personaggi di Rezo Gabriadze, regista teatrale e cinematografico georgiano, ma anche sceneggiatore, scrittore, pittore e scultore, magistrale architetto di un mondo di marionette, in questo caso misteriosamente umane.

Tantissimi i rimandi alla tradizione del cinema, dalle musiche alle trovate sceniche, come quella  del ricordo del primo incontro tra Ramona ed Ermon  e del fiorire del loro amore mentre guardavano un film degli anni ’30, le cui immagini scorrono su un fondalino all’aperto, sorta di DriveIn sovietico, ma senza macchine e in campagna.

O l’assoluta poesia di un palo telegrafico che si anima e canta all’improvviso, per mezzo dell’interfono ferroviario, una romantica canzone d’amore indirizzata a Ramona.

Non mancano gli animali dialoganti della tradizione greca alla Esopo o Fedro, come Pig Viktor o la gallina Olga, sorta di popolo minore della stazione in cui si trova Ramona. Alla domanda specifica di Olga, “perchè il tuo manto è striato?”, Pig Viktor risponderà “perchè così posso confondermi con le traversine dei binari”.

O la storia nella storia dell’elegante e colto  prestigiatore-affabulatore  circense Babakhidi che in un momento di disperazione per le sorti del circo abbandonato tra le colline georgiane decide di farsi segare in due, come nel famoso trucco, restando  tuttavia vivo e ricevendo poco tempo dopo il fatto una lettera disperata e piena di rimbrotti proprio dalle sue due gambe che nel frattempo hanno trovato altra sorte e destino, “al calduccio in un ufficio postale”.

Per finire poi con la proiezione di vecchie immagini della gloria industriale sovietica, quella delle fonderie pre e post seconda Guerra Mondiale, in cui Ermon vedrà il suo ultimo sbuffo di ciminiera svanire.

Scrive Rezo Gabriadze nel  programma di sala, –Ispirato dalla frase di Kipling “La locomotiva è, insieme al motore marino, la cosa più delicata mai costruita dall’uomo” ho deciso di scriverne anche io. Motore a vapore, questa parola da tempo dimenticata, evoca nella mia mente infinite suggestioni: evanescenti nuvole di vapore, l’odore del carbone bruciato, il fumo denso anche con la pioggia. Sono inondato da una forma diversa di felicità pensando al motore a vapore – penso al circo, all’odore del telone, della segatura e della stalla. Il circo della mia infanzia. Due delle mie più grandi passioni che si incontrano: il motore a vapore e il circo. Qualcosa che sembrava dimenticato per sempre. Tutto ciò mi ha spinto a raccontare di quella sensazione paradisiaca in cui mi sono ritrovato, da cui la vita sembrava invece avermi definitivamente allontanato.-

Uno spettacolo che fa bene alle persone e rende inutili i confini geografici e culturali, senza nemmeno l’incubo  della barriera linguistica (a parte la facilitazione dei sottotitoli). Qualcosa che è oltre il linguaggio e ha molto a che fare con lo spirito e il cuore.

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Lo spettacolo è stato sostenuto dalla Italmatch Chemicals

Foto: Festival dei Due Mondi (Maria Laura Antonelli)