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Festival, arriva il Semianyki Express | In un treno che non c’è, sogni e ricordi del pubblico

Il Semianyki Express della compagnia russa Semianyki è come la Madeleine di Proust. Ne assaggi un pezzetto e subito ti assale un moto di commozione, mentre un torrente di sensazioni, memorie e odori, ti conquista e ti accompagna per tutta la durata dello spettacolo. Dopo aver vissuto a lungo le stagioni del Festival dei Due Mondi, senza troppo girarci intorno, quello visto al Teatro Chiostro di San Nicolò, ieri 9 luglio, è “lo Spettacolo” di Spoleto58. Proprio con la S maiuscola. Rispettosi dei gusti di tutti, non potremmo affermare che sia stato il migliore spettacolo della sezione teatro, ma senza dubbio è stato quello che più ci ha coinvolto personalmente. Come gran parte del pubblico presente in sala è stato coinvolto, e gli applausi scroscianti alla fine della rappresentazione ne sono stati un segno più che tangibile.
Premesso che nell’intera piece non c’è traccia di nasi rossi, parrucche vaporose, calzettoni a righe macroscopiche e scarpe taglia 70, Semianyki è, e rimane una compagnia di clown. Ma di una scuola gloriosa come quella dei Licedei di San Pietroburgo, una vera e propria accademia di genere fondata nel lontano 1968, e i cui eredi sono senza dubbio i membri della compagnia Semianyki.
Nessuna esagerazione di frizzi e lazzi, niente boutade da circo sotto il tendone, ma una vera storia che si dipana in un intero giorno di viaggio su un treno un po’ scalcagnato, che nonostante le ristrettezze di una linea ferroviaria immaginaria, ha tutto ciò che serve per un lungo viaggio. La carrozza ristorante con uno chef, più che stellato, taroccato e di una paciocconeria irresistibile. Una carrozza bar con un elegantissimo maitre di sala che sa stappare lo champagne e sa fare i cocktails per la gioia degli avventori. Personale di bordo di tutte le taglie e di tutte le inclinazioni, come la camerierina addetta alla pulizia dei pavimenti (che giusto per non rimanere senza mestiere provvede lei stessa a sporcare con copiose manciate di coriandoli), che nella vita avrebbe voluto fare la ballerina classica. Un Capotreno molto prossimo alle sembianze di un folletto dispettoso, ma rigoroso nelle sue funzioni, sopratutto quella di aprire e chiudere le porte. Una metafora senza bisogno di grandi spiegazioni.
Storie e memorie del personale di bordo e dei pochissimi passeggeri che hanno il coraggio di salire su un treno così “leggero” e forse anche senza binari su cui correre, fanno passare in un lampo l’ora e venti di durata dello spettacolo, tanto che se ce ne fosse di più a nessuno verrebbe in mente di alzarsi e andarsene.
Come è giusto che sia in un mondo onirico, la parola è bandita, linguaggio ormai contaminato da abbondanza bulimica, mentre è privilegiata ogni sorta di musica (stupenda la selezione dello spettacolo), rumore e onomatopea, per far si che ognuno si senta a casa sua, altrimenti che razza di madeleine proustiana sarebbe il Semianyki Express?
Scene e luci, molto simili a quelle che potrebbe studiare una scuola che mette in scena la recita di fine anno. E tuttavia, piene di sapienza e tecnica, di attento studio per sollecitare il pubblico fin dentro l’animo bambino. Impareggiabili modelloni di trenini che solcano il palcoscenico, lampade-tavolo per tutti gli usi, velature e fondali imperscrutabili, un luogo del nulla e del tutto.
Romantica e seducente la scena in cui il maitre, forse colto dalla solitudine del viaggio notturno o da una conquista finita male, decide di prendersi una sbronza al banco del bar, che diventa in un attimo un enorme bicchiere in cui l’uomo, ormai immerso totalmente nel liquido alcolico, si trasforma in una specie di Nettuno-barista che serve da bere a pesci e sirene, mentre una musica elegantissima, tra Jazz e New Age, fa ubriacare un pubblico a bocca aperta.
Una forma di teatro trasognata e viva, così distante dalla ricerca della perfezione, che ha come unico scopo quello di scrivere una pagina nuova per ogni spettacolo, avendo come unico riferimento il pubblico e le sue reazioni, i veri passeggeri del Semianyki Express. Imperdibile.

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Foto: Luigi Narici per Agf