Venerdì 24 giugno alle ore 19:30 il Festival s’inaugura con la prima esecuzione europea di The Passion of Ramakrishna di Philip Glass,
Dall’inaugurazione ai concerti di mezzogiorno, fino al concerto finale, la programmazione musicale della sessantacinquesima edizione del Festival di Spoleto torna tra i Due Mondi, tra capolavori più e meno conosciuti di compositori americani di diverse epoche, ripercorrendo quel legame tra le due sponde dell’oceano Atlantico caro a Gian Carlo Menotti. Venerdì 24 giugno alle ore 19:30 il Festival s’inaugura con la prima esecuzione europea di The Passion of Ramakrishna di Philip Glass, monumentale oratorio per coro e orchestra che riunisce la Budapest Festival Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti da Iván Fischer.
Accanto ai compositori che hanno segnato la storia della musica statunitense, come Glass, il programma abbraccia la varietà stilistica degli autori contemporanei. Per i concerti di mezzogiorno curati dai musicisti della Budapest Festival Orchestra (24–26 giugno, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi) la nuova trascrizione dei Canti della lontananza di Gian Carlo Menotti, commissionata dal Festival a Orazio Sciortino, è accostata a Thrush Song della compositrice italo-americana Paola Prestini. L’ensemble Sentieri selvaggi dedica una rassegna di tre concerti alla musica d’oggi statunitense (1–3 luglio ore 12, Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi): ogni appuntamento di American Portraits è un mondo sonoro da scoprire, un mosaico di voci e stili diversi, dissonanti o consonanti.
Da alcune pagine storiche di Philip Glass, Terry Riley e Steve Reich su organi e tastiere elettriche originali di quegli anni alla musica di Missy Mazzoli, Christopher Cerrone, Timo Andres e Armando Bayolo, tutti raramente eseguiti in Italia. Ogni brano racconta una storia di curiosità e ricerca: dall’omaggio di Michael Daugherty a These Boots are made for walkin’ di Nancy Sinatra alle armonie di Michael Torke organizzate ispirandosi all’elenco telefonico, dall’incantamento timbrico dei vasi da fiore/percussioni di Christopher Cerrone alle sonorità industrial/rock di David Lang.
La musica americana torna sui leggii in Piazza Duomo anche per l’atteso concerto finale del Festival, domenica 10 luglio alle ore 19:30, affidato ad Antonio Pappano e all’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: Barbara Hannigan è la voce solista di Knoxville: Summer of 1915 per soprano e orchestra di Samuel Barber, a cui segue la sinfonia “americana” per eccellenza, la Terza di Aaron Copland.
La proposta musicale include jazz ed elettronica, barocco e contemporanea, dai concerti con la straordinaria voce di Barbara Hannigan (2 e 3 luglio), anche direttrice d’orchestra, alla originale performance di Tovel (8 e 9 luglio), tra sculture di pianoforti preparati ed elaborazione elettronica. Da non perdere le voci di Mariza (30 giugno), Dianne Reeves (3 luglio) e Angélique Kidjo (7 luglio) in Piazza Duomo con i loro speciali concerti per Spoleto