Ha fornito la propria versione dei fatti ai magistrati l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca. Altre cinque ore di interrogatorio, dopo le tre di mercoledì scorso, in cui i magistrati che indagano sulla Sanitopoli perugina, Formisano e Abbritti, hanno chiesto a Duca (sempre accompagnato dal suo legale, Francesco Falcinelli) aspetti relativi al presunto incontro con Gianpiero Bocci, i nomi di coloro che avrebbero informato gli indagati sull’inchiesta in corso e gli aspetti legati al concorso per i due posti in chirurgia maxillo-facciale.
Quanto a quest’ultimo, Duca ha detto di non sapere cosa il cardiologo Mauro Faleburle volesse fargli avere, dentro al giornale o in bagno, secondo quanto si ascolta nell’intercettazione dell’incontro avvenuto l’11 luglio di un anno fa nell’ufficio di Valorosi, ripreso anche dalle telecamere. Un video che però non svela cosa Faleburle avesse nel taschino. Per il chirurgo, come spiegato poi ai magistrati, una penna da dare in regalo ad un vecchio amico, senza alcuna attinenza con il concorso che si sarebbe svolto all’indomani ed a cui ha poi partecipato un suo parente. Duca ha confermato l’amicizia di vecchia data con Faleburle, ma ha anche detto che il “regalino” in questione era qualcosa che capiva di non poter e voler ricevere. Insomma, una testimonianza, quella di Duca, che almeno su questo punto getta la responsabilità sull’amico Faleburle. Il quale, nel frattempo, attraverso l’avvocato Franco Libori, ha presentato ricorso al Riesame contro la sospensione di un anno dal servizio.
Per il resto, qualche ulteriore ammissione c’è stata da parte dell’ex dg, per il quale il gip ha prorogato la misura degli arresti domiciliari come richiesto dalla Procura. In particolare, circa il passaggio di alcune tracce di esame. Ma anche tanti “non ricordo”, quelli che già nel precedente interrogatorio avevano convinto i pm (e poi il gip) della scarsa volontà di collaborare da parte dell’indagato. In particolare a proposito della fuga di notizie sull’inchiesta in corso. I pm vogliono i nomi di coloro che avrebbero messo sull’avviso Duca ed altri indagati.
L’altro aspetto su cui i pm hanno fatto domande circostanziate è quello relativo al presunto incontro che a maggio del 2018 Duca avrebbe avuto con Bocci. Incontro (se c’è stato) di cui non esistono registrazioni, neanche attraverso il Trojan fatto mettere sul cellulare di Duca. Di quell’incontro esistono conferme, almeno indirette: c’è il colloquio tra Duca e Valorosi, in cui l’ex dg dell’ospedale annuncia che avrebbe dovuto portare “le domande” all’allora ex sottosegretario agli Interni. Per i magistrati, l’incontro tra Bocci e Duca ci sarebbe stato; non nella pasticceria inizialmente fissata, ma in un luogo nei pressi dell’ospedale. La difesa di Bocci è stata orientata ad evidenziare come il nome dell’ex sottosegretario sia stato fatto da altri, che magari cercavano di avvantaggiarsi facendo il suo nome, a sua insaputa. Un’ammissione diretta di Duca metterebbe nei guai l’ex segretario del Pd.
Intanto, i legali dell’ex segretario umbro del Pd Gianpiero Bocci e dell’ex direttore amministrativo dell’ospedale Maurizio Valorosi stanno presentando ricorso contro la proroga della misura degli arresti domiciliari. Per loro, il fatto che entrambi abbiano lasciato le rispettive cariche mette al riparo dai possibili inquinamenti di prove argomentati dalla Procura per la sua richiesta poi accolta dal gip.