C’è un buco di oltre 19 milioni di euro, al Trasimeno, in cui rischiano di affondare i Comuni. E’ quello della Comunità Montana del Trasimeno e della Media Valle, per la quale il commissario liquidatore unico delle cinque Comunità Montane umbre, Vagnetti, stima un disavanzo, appunto, di 19,2 milioni di euro. Difficile, oltretutto, da gestire, visto che i beni immobili dell’Ente li stanno vendendo all’asta i Tribunali sulla base delle azioni avviate dai creditori alle quali nessuno si oppone, visto che non ci sono i soldi in cassa neanche per pagare gli avvocati.
Tutt’altra situazione nelle altre Comunità Montane. Solo quella della Valnerina ha un disavanzo, ma di 200mila euro. Le altre hanno, sulla stima delle vendite dei beni che potranno essere effettuate a prezzi di mercato, ipotizzati avanzi, anche importanti. Di 5 milioni e mezzo quella del Serano e del Subasio; di 3,4 milioni nell’Alta Umbria; di 2 milioni quella dell’Orvietano – Amerino.
Si affonda solo al Trasimeno, dove la Comunità Montana, nel tempo, è stata usata dai Comuni come un bancomat. Per fare marciapiedi, piazze, realizzare immobili. Azioni che nulla hanno a che vedere con le finalità di una Comunità Montana. Una gestione “disinvolta”, accusa oggi la Giunta Tesei. Che l’11 aprile incontrerà i sindaci del Trasimeno. Per i quali si prospetta un default, se non arriverà un soccorso a livello nazionale. Poi la Regione incontrerà gli altri sindaci, che storcono la bocca di fronte alla prospettiva di dover andare in soccorso di chi è stato fin troppo spendaccione.
Il fondo unico definito per legge nel 2018 per venire in soccorso della Montana del Trasimeno, infatti, non basterà a riempire quel buco. Anche nel caso in cui si riesca a piazzare al meglio sul mercato i beni delle altre Montane, mancheranno sempre circa 8 milioni di euro. Che i Comuni soci del Trasimeno e della Media Valle, a quel punto, sarebbero chiamati a dover ripianare con i loro miseri bilanci.
“Questa situazione si conosceva da anni ma non si è intervenuto” accusano Tesei e i suoi assessori. Che chiamano in causa, politicamente, chi li ha preceduti. In attesa che, magari su impulso dei sindaci, la magistratura contabile e ordinaria accenda i suoi riflettori sulla gestione “disinvolta” che avveniva sulle rive del lago.
(a seguire servizio completo)