Era il 1511 quando, a seguito dell’ammalarsi del papa Giulio II, le duchesse Gonzaga di Urbino fecero un voto: una volta che il Papa, loro zio, fosse guarito, avrebbero ampliato la primitiva chiesa di Sant’Ubaldo e avrebbero eretto, a lato della stessa, un convento “amplium et pulchrum”, ampio e bello. Guarito il Papa, il voto fu adempiuto. I lavori di restauro e ampliamento, iniziati nel 1513, terminarono intorno al 1527. Per la custodia e l’ufficiatura del tempio le duchesse Eleonora ed Elisabetta Gonzaga scelsero i Canonici lateranensi, i quali rimasero a Sant’Ubaldo fino al 1816, facendo rifiorire il santuario e promuovendo il culto del Santo in Italia e nel mondo.
“Ad opera dei Canonici lateranensi – scrive mons. Pietro Bottaccioli nella sua storia della diocesi di Gubbio – la devozione a sant’Ubaldo si caratterizzò fin dall’inizio in funzione esorcistica, come attesta la poderosa opera Baculus daemonum del canonico vicentino Carlo Olivieri, scritta nel 1618 e utilizzata fino al ‘700. Nei primi del ‘600 infatti la letteratura sull’esorcismo alla luce della Controriforma si diffonde in modo eccezionale e l’Olivieri è individuato dai Bollandisti come il promotore del culto di sant’Ubaldo”.
Proprio a 500 anni fa, al 15 maggio del 1513, risale la ricognizione del corpo del Santo e degli oggetti contenuti nell’urna che lo conteneva, a opera del Vescovo, del Gonfaloniere della città, dei sacerdoti che allora custodivano la chiesa e del Preposto dei canonici.
“Il Patrono – ricorda in questi giorni il prof. Adolfo Barbi – fu trovato integro, “eccetto il dito della mano destra”. Appariva esteriormente rivestito di una pianeta munita di fregi e broccati d’oro; ben 23 anelli “nelle sue mani”; indossava come copricapo una mitria tempestata di perle e gemme. Accanto una quantità di argenti e persino una moneta anglicana, inglese. Questa ricognizione – secondo Barbi – era un atto dovuto prima della consegna ai nuovi arrivati dei beni della chiesa, in particolar modo del Sacro Corpo”.
E’ proprio questo, dunque, con molta probabilità, il momento che segna l’importante passaggio della custodia del luogo ubaldiano dal clero diocesano a un ordine religioso. Esattamente cinquecento anni dopo, nella giornata di domani, la Basilica di Sant’Ubaldo torna alla origini, ovvero alla custodia della Chiesa eugubina.
“La partenza dei frati minori francescani – sottolinea il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli – è vissuta da tutti come un fatto grave, che toglie alla nostra città e alla nostra diocesi una presenza che era non solo servizio prezioso, ma anche segno della scelta di Francesco di Assisi, che fece di Gubbio la sua seconda patria, avendo qui iniziato il suo nuovo cammino di figlio di Dio e fratello di ogni creatura. Alle ore 11 di domani, 6 gennaio, concelebrerò nella Basilica con i frati e li ringrazierò per il loro lungo e apprezzato servizio”.
Dopo 500 anni la Basilica di Sant'Ubaldo torna alla chiesa eugubina
Lun, 07/01/2013 - 11:23