Documento economico Defr, ecco i paletti di Confindustria - Tuttoggi.info

Documento economico Defr, ecco i paletti di Confindustria

Redazione

Documento economico Defr, ecco i paletti di Confindustria

Turismo, lavoro, edilizia e burocrazia: il documento di economia e finanza della Regione sotto la lente delle imprese
Sab, 16/12/2017 - 12:35

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Prima le buone notizie: «La scelta di non inasprire la tassazione locale (…) è molto apprezzata». Ma poi ci sono diverse cose che vanno sistemate. A tirare una riga sotto al documento di economia finanza vergato dalla Regione Umbria (Defr) è la Confindustria regionale, che passa al setaccio tutti i vari i punti su cui Palazzo Donini ha fissato la sua analisi, immaginando proposte di sviluppo: dalla burocrazia fino al turismo, passando per edilizia residenziale, lavoro e tecnologia.

La prima annotazione si ferma alla forma della collaborazione istituzionale. Perché se è vero che «ha molto senso la proposta di raccogliere le migliori energie presenti in regione per programmare un percorso di sviluppo che consenta all’Umbria di agganciarsi alle aree più dinamiche del Paese, recuperando il ruolo che da decenni le compete» è d’altra parte necessario «superare le criticità delle esperienze passate meno felici» e dunque, più che su un «Accordo per la crescita e lo sviluppo (…) bisognerebbe porre l’attenzione sull’iter e sul metodo che a questo conduce e soprattutto sui contenuti che lo qualificherebbero».


Strategie di futuro per l’Umbria, presentato il documento di economia e finanza 2018-2020


Le istituzioni

Analizzando i passaggi del Defr, Confindustria si sofferma sul capitolo dedicato alla “area istituzionale”, sottolineando come sia «condivisibile» l’ipotesi di un «regionalismo rafforzato, purché inserito all’interno di una visione che non tenda a dare una lettura autarchica dello sviluppo dell’Umbria, ma fortemente integrata con i territori limitrofi». Sintetizzando, gli industriali dunque accarezzano forse l’avvio di una macroregione che, prima del piano istituzionale, sviluppi sinergie e collaborazioni, in funziona del fatto che «tra autonomia e integrazione non c’è contraddizione». Purché tutto venga inquadrato nell’ottica di una «semplificazione dei processi amministrativi che consenta di recuperare margini di efficienza pubblica che si ponga al servizio delle aziende e dei cittadini».

Tema cruciale è quello della internazionalizzazione. L’export rappresenta un tassello fondamentale per la bilancia commerciale dell’Umbria ed è dunque necessario prevedere processi di sviluppo e promozione che abbattano i confini – regionali e nazionali – delle produzioni regionali. «Tuttavia – dice Confindustria sul punto della “internazionalizzazione” – il Defr tratta alquanto sommariamente e genericamente la tematica, le strategie regionali da attuare e gli strumenti che sono stati e che verranno messi a disposizione». Soprattutto in ragione del fatto che «il ritardo nella programmazione delle attività per il 2018 rende difficile comprendere nel dettaglio come la Regione intenda attuare la pur corretta strategia di armonizzazione ed integrazione tra strategie e strumenti regionali con quelli già noti a livello nazionale» ed evitare di «penalizzare le possibilità pianificatrici delle imprese».

Turismo

«L’Umbria non gode di una visibilità adeguata sul mondo digitale» dice Confindustria, rilevando non solo i danni – indiretti – prodotti dal sisma del 2016 sul comparto del turismo (-22% negli arrivi e -14% nelle presenze) ma anche come «nel Defr non si avverte alcun significativo cambiamento di rotta rispetto al passato: si continua ad operare secondo criteri consolidaTi, ma che i dati dimostrano non essere adeguati».

Politiche del lavoro

Diverse le criticità evidenziate sul tema delle politiche attive per il lavoro. Molte delle quali – sostiene Confindustria – sono diretta conseguenza della «mancata realizzazione di una rete pubblico privato che possa operare in vero regime di sussidiarietà orizzontale sia per i servizi per il lavoro che per la formazione effettivamente collegata ai bisogni di occupabilità e occupazione».

Difficile, insomma, formare lavoratori se poi non si ha contezza di ciò che il mondo del lavoro davvero chiede e soprattutto senza la possibilità di un «vero sistema regionale di analisi, monitoraggio e valutazione, aggiornato e facile da consultare, che possa supportare la Regione e i soggetti del partenariato sociale nella programmazione e nella sua valutazione».

La “bomba” sull’edilizia

La stoccata più vibrante, forse, Confindustria la lancia in materia di politiche abitative, in merito alle quali si accusa la Regione di avere «deciso irrimediabilmente di gettare la spugna. Non si prefigura un nuovo piano o intervento programmatico per la realizzazione di nuovi interventi di edilizia residenziale sociale che possano fornire una risposta alla crescente emergenza abitativa (sono almeno 10.000 le famiglie in attesa di una casa popolare in Umbria, ndr). A tal proposito, sarebbe necessario individuare un percorso normativo puntuale che consenta alle amministrazioni comunali di reperire aree per l’Ers a basso costo attraverso l’utilizzo degli strumenti della perequazione, compensazione e premialità. Desolante poi appare la dichiarazione secondo cui “anche le misure di sostegno alle famiglie (contributi per l’acquisto della prima casa, per il sostegno agli affitti, per il sostegno alla morosità incolpevole) ormai non sono più programmabili…”. Il fatto che non si intenda investire più un euro su interventi di edilizia residenziale sociale è quantomeno censurabile e preoccupante: chi mai si dovrebbe occupare allora di soddisfare la domanda di alloggi a prezzi calmierati da parte di coloro che non riescono ad accedere al libero mercato?».

Emergenza sisma

Confindustria dice infine la sua sul terremoto. Sottolineando la «necessità di dare un impulso significativo alla ricostruzione privata», sollecitando al contempo un «momento di confronto (…) ormai non procastinabile» per tutte le attività che serviranno a dare un volto nuovo alle macerie. Quelle del sisma, ma non solo.

La politica

Sul dossier di Confindustria interviene Raffaele Nevi, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale e che la prossima settimana interverrà – come relatore di minoranza del Defr a Palazzo Cesaroni, evidenziando come «finalmente anche Confindustria comincia a dire che in Umbria le cose non vanno come ci vuole far credere il Partito democratico».

di Christian Cinti


Le note al documento arrivano quasi in contemporanea alla notizia di un immette cambio al vertice per Confindustria Umbria, a soli due mesi dall’elezione alla guida degli industriali umbri del ternano Antonio Alunni

Cambio al vertice di Confindustria Umbria, il risiko delle associazioni

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