Prosciolta la ex dipendente assenteista del Comune di Assisi licenziata nel 2017 (senza attendere il processo, legge Madia alla mano) perché ‘sorpresa’ dai carabinieri a essere uscita dal lavoro chiudendo prima l’ufficio. Subito dopo i fatti la giovane si era difesa sostenendo di aver saltato il pranzo e di aver quindi recuperato le quattro ore, ma da quell’indagine dei carabinieri, oltre al licenziamento della donna, erano nati tre processi.
Quello penale ha visto, in appello, vede confermata la tenuità del fatto già accertata in primo grado: in estrema sintesi la dipendente assenteista, grazie alle indagini difensive portate in aula dall’avvocato Elena Ferrara, ha visto riconosciute le sue ragioni in merito all’errata certificazione delle quattro ore. Non solo perché avrebbe tenuto aperto saltando la pausa pranzo, ma anche visto che nell’ufficio turismo, sede di lavoro della donna, non c’era un marcatempo e le ‘scartoffie’ venivano compilate anche giorni dopo.
Il Comune aveva provato a costituirsi parte civile nel processo, ma il gup non aveva ammesso l’Ente, in quanto già risarcito (con 64 euro, sulla scia di una sentenza della Corte Costituzionale sollevata proprio dal legale dell’ex dipendente ) di quanto la giovane, modificando l’orario di uscita a seguito di lavoro continuato e ininterrotto, avrebbe indebitamente percepito.