Debiti assegnati a prestanome nullatenenti per salvare i capitali dal fallimento. Un sistema, per la Procura di Perugia, che vedeva coinvolti imprenditori e professionisti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla commissione di reati fallimentari, nonché di riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
Un’indagine originata dai controlli effettuati su un commercialista dell’Alto Tevere. E che vede coinvolti anche imprenditori già indagati per la corruzione di una finanziere.
E proprio il blitz dei militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Perugia, ordinato dalla Procura della Repubblica di Perugia, è scattato all’alba di martedì. Ed ha riguardato le sedi delle aziende degli imprenditori e dei professionisti coinvolti.
“Le indagini – spiega il procuratore Raffaele Cantone – traggono origine da accertamenti di natura tributaria, nell’ambito dei quali è emerso un consolidato sistema associativo che, nel tempo, ha posto in essere numerose condotte illecite, mediante le quali è stato consentito ai vari soggetti economici coinvolti di sottrarsi, fraudolentemente, al pagamento delle imposte e alle pretese dei creditori”.
Il tutto utilizzando prestanome nullatenenti, che decretano lo scioglimento delle società e la cancellazione dal registro delle imprese. E il regista, secondo la Procura perugina, sarebbe proprio il commercialista altotiberino.
Il procuratore Cantone ricorda come la Procura sia particolarmente attenta ai reati finanziari “per preservare il tessuto imprenditoriale sano dalle possibili forme di inquinamento ed infiltrazioni che l’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economica possono favorire”.