Diverse centinaia di persone si sono riunite sabato sera per protestare contro l’affossamento in Senato del Disegno di Legge (Ddl) Zan e, visti i fatti recenti, anche contro l’ordinanza antiprostituzione della giunta Latini. Il mal tempo non ha fermato i manifestanti che hanno ribadito con forza “Tra sei mesi torneremo!”.
La manifestazione era stata annunciata da giorni sui social con l’intento di sostenere il DDL Zan e tutti color che da quella legge avrebbero ricevuto protezione. “Voi nei palazzi, noi nelle piazze: #liber* di essere, #liber* di amare”, questo lo slogan della manifestazione.
A far “traboccare il vaso”, garantendo quindi un fronte unito e compatto, è stata però l’oramai tristemente famosa ordinanza Latini, che ha creato tanto scalpore da far parlare l’intera Nazione. E non certo con toni lusinghieri.
A sostenere l’iniziativa, Esedomani Terni, Agedo Terni, Amelia Pride, Terni Donne-Casa delle Donne di Terni, Famiglie Arcobaleno Umbria e AltroVento Umbria, in collaborazione con altre associazioni, sindacati e partiti.
“Vogliamo gridare pubblicamente la nostra rabbia, il nostro disgusto, il nostro rifiuto di fronte all’ennesimo triste teatrino che la politica ha offerto al Paese” – hanno spiegato gli organizzatori – “Ciò che è accaduto mercoledì 27 ottobre in Senato è di una gravità sconcertante e ci riporta indietro anni luce per quanto concerne la laicità dello Stato, i diritti civili e la tutela delle minoranze. Non possiamo rimanere inermi e silenti di fronte all’ennesimo gioco di palazzo che ha portato all’affossamento del ddl Zan“.
A dare molto su cui parlare e su cui riflettere è stata anche la recente ordinanza antiprostituzione del sindaco Latini che, nei giorni scorsi, aveva causato polemiche e indignazione nazionale.
I manifestanti hanno voluto esprimere la loro “ferma opposizione” rispetto all’ordinanza sindacale, che nei giorni scorsi ha già creato polemiche. Numerosi i cartelli esposti contro l’atto.
“Simili provvedimenti – hanno spiegato – costituiscono gravi offese alle nostre identità, alle nostre libertà, oltre ad essere maldestri tentativi d’imposizione reazionaria di una cultura maschilista, sessista, fallocentrica e patriarcale, travolta inevitabilmente dal corso del tempo”.
Sulla questione lo stesso sindaco era intervenuto: “Se si legge il provvedimento attentamente e con uno spirito laico ci si accorge che non è vietato alcun tipo di abbigliamento particolare da parte di nessuno, ma che c’è solamente la volontà di contrastare un fenomeno. Occorre leggere bene e non estrapolare singole parole, perché altrimenti si rischia di strumentalizzare il tutto”.
Posizione tuttavia poco condivisa dai presenti che hanno interpretato l’ordinanza come un “mero atto patriarcale volto a colpevolizzare nuovamente le donne”.
“Il sindaco e la Lega della giunta Latini si sono sentiti in diritto di emanare un’ordinanza cupa e angosciante secondo la quale viene data la possibilità alle forze dell’ordine, per il 90% composte da uomini, di intervenire con sanzioni sull’abbigliamento delle donne. Ancora una volta è il nostro corpo ad essere criminalizzato”.
A parlare, durante la manifestazione, sono le donne. Donne di età diverse, con sentimenti e vite diverse, ma che hanno rappresentato oggi un fronte unito contro l’oppressione. Una voce forte soprattutto da parte di ragazze giovani, con le idee chiare e la forza di combattere per esse.
“Nell’ordinanza si parla di come i residenti debbano subire gli aspetti negativi della prostituzione, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, ma non vi è la minima menzione alla sicurezza delle sex worker che, sotto la minaccia di dispendiose multe, sono costrette ad esercitare in luoghi più nascosti e sempre meno sicuri, esponendosi a maggiori rischi”.
[di Alessia Marchetti]