Destinare alloggi di edilizia residenziale pubblica della montagna folignate alle famiglie rom e sinti che attualmente vivono nell’insediamento di Sant’Eraclio.
Potrebbe essere questa la soluzione da mettere in campo in vista dell’annunciato arrivo delle ruspe per la demolizione delle edificazioni abusive che insistono sul campo, anche se – è bene precisarlo – il terreno resterà comunque di proprietà delle famiglie.
La possibile quadratura del cerchio è stata discussa in un vertice convocato alla Prefettura di Perugia, così come richiesto dalle famiglie di sinti e rom, facendo appello alle recenti direttive del Ministero dell’Interno che prevedono – per l’appunto – in caso di sgombero, la massima tutela dei nuclei oggetto di sgombero.
Un’attenzione particolare deve essere rivolta ai minori ed ai portatori di handicap, categorie deboli per le quali vengono richieste sensibilità particolari.
In poche parole, non possono essere messi in mezzo alla strada, ma devono essere trovate soluzioni ad hoc.
E su questo si tratta: per ora non sono stati registrati risultati concreti, nonostante la disponibilità dell’amministrazione comunale, ma ora stanno per partire le opere di demolizione e il tempo stringe.
Al tavolo di confronto si sono seduti il vicario del Prefetto di Perugia Antonio Giaccheri, il vicesindaco di Foligno Rita Barbetti, la dirigente sei Servizi Sociali del Comune di Foligno Catia Sposini, un rappresentante del Comando della Polizia Municipale di Foligno ed i legali delle famiglie che vivono nel campo oggetto dell’ordinanza.
I soggetti interessati dal provvedimento potrebbero essere alloggiati nelle frazioni di Colfiorito ed Annifo.
Proprio nelle prossime ore saranno effettuati dei sopralluoghi anche considerando le ‘difficoltà logistiche’ della sistemazione nelle zone montane.
Tra una settimana – questo aveva ribadito lo stesso sindaco Mismetti – si procederà con le demolizioni delle strutture abusive.
E se da una parte i residenti di Sant’Eraclio tirano un primo sospiro di sollievo, con il comitato che comunque non intende abbassare la guardia, iniziano già a serpeggiare malumori tra la gente delle frazioni montane.
E c’è da credere che il caso da burocratico-legale si trasformerà in caso politico, specialmente in un clima ormai già arroventato, da campagna elettorale.