Legittima la legge umbra sul cyberbullismo, che il Governo aveva impugnato per una presunta ingerenza della Regione in materie ritenute di pertinenza statale, come quelle sulla sicurezza. La Corte costituzionale ha bocciato il ricorso, spiegando nella sentenza che quelli previsti nella legge umbra, approvata all’unanimità, sono provvedimenti con finalità “di carattere educativo e sociosanitario, estranee alla materia di competenza esclusiva statale di ordine pubblico e sicurezza. Interventi di carattere social – preventivo, senza che possa configurarsi ingerenza alcuna“. Il legislatore umbro, per la Suprema Corte, è intervenuto per “tutelare e valorizzare la crescita educativa, sociale e psicologica dei minorenni“.
Esulta la presidente dell’Assemblea legislativa umbra, Donatella Porzi, promotrice della legge insieme a Silvano Rometti: “La legge sulla prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo – dice la presidente – è una legge di civiltà. A confermarlo arriva la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara infondate le questioni di legittimità costituzionali sollevate dal Governo. Va ricordato in particolare al Ministero degli Interni guidato da Salvini che la nostra norma, come scritto nella sentenza, promuove valori di civiltà tra le fasce più giovani della popolazione e non va considerata come una misura di repressione”.
“Una grande soddisfazione per l’Assemblea legislativa dunque – conclude Porzi – per i consiglieri che avevano approvato il provvedimento, ma anche per la struttura tecnica, con cui la legge era stata predisposta. Un risultato che suggerisce altresì a tutte le Istituzioni di adempiere al proprio dovere con attenzione, in maniera scevra da ogni sospetto di strumentalizzazione”.