La protesta degli ambientalisti e dei comitati No Css arriva davanti al palazzo della Regione Umbria, Morroni accoglie manifestanti | Intanto in Emilia Romagna...
I Comitati ambientalisti di Gubbio, affiancati da oltre 50 associazioni e comitati provenienti da Umbria e regioni limitrofe, hanno manifestato questa mattina (martedì 26 gennaio) – di fronte al Palazzo della Regione a Perugia – per ribadire il loro “No al Css” e aspirare ad un futuro più green.
La protesta dei Comitati “S.O.S. Umbria”
I manifestanti hanno ricordato – con tanto di megafoni – le parole della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei in campagna elettorale, quando questa. “per il Cuore verde d’Italia, vedeva necessario cogliere opportunità legate alla vocazione ‘green’, disincentivando lo smaltimento in discarica o l’incenerimento che, in presenza di un riciclo efficiente, sarebbe antieconomico in una realtà piccola come l’Umbria”.
“In questi giorni invece – hanno detto i comitati – si è appreso che le richieste della Giunta regionale umbra, relative ai finanziamenti del ‘Recovery Fund’ in tema ambientale, sono tutte indirizzate alla creazione di impianti di produzione di Css a Perugia, Foligno e Narni.
“Ecco i due progetti della Regione in tema di rifiuti”
“Contemporaneamente – hanno aggiunto – il tentativo di presentare una legge regionale che intende agevolare le procedure di autorizzazione per l’utilizzo del CSS nei cementifici, mira ad avviare l’utilizzo di questi combustibili nei due cementifici della già inquinata conca eugubina. Altri finanziamenti sono stati chiesti per un impianto di essiccazione e termovalorizzazione dii fanghi di depurazione delle acque reflue urbane nella conca Ternana. Preoccupa che questi progetti siano stati presentati con la definizione della nuova programmazione in tema di rifiuti 2021-2027 e rappresentino quindi gli obiettivi di questa giunta per i prossimi 7 anni”.
L’Umbria sarà destinata a diventare il luogo per lo smaltimento dei rifiuti di mezza Italia. Siamo condannati a subire un pesante inquinamento ambientale, minaccia per la salute di tutti i cittadini. Le scelte della Giunta mal si conciliano con gli imponenti finanziamenti che l’Europa sta investendo per la transizione energetica a favore di corrette politiche ambientali
Manifestanti a colloquio con Morroni
Dopo il sit-in di protesta alcuni manifestanti sono stati ricevuti dall’assessore all’Ambiente Roberto Morroni, in un incontro al quale hanno partecipato anche alcuni consiglieri regionali.
Tra le questioni e le preoccupazioni ribadite dagli ambientalisti, quella della modalità della chiusura del ciclo dei rifiuti, con un netto “no” ad una eventuale previsione di un ulteriore inceneritore a Terni, oltre all’utilizzo di Css nei cementifici, per il quale è stato chiesta la sospensione del procedimento e l’apertura di un dibattito pubblico per affrontare il problema in un più ampio raggio”.
“Il percorso che porterà al Piano regionale dei rifiuti”
Morroni ha tenuto a precisare che “non c’è nessuna modifica rispetto al percorso che ci condurrà all’adozione del nuovo Piano regionale dei rifiuti. A luglio – ha ricordato – abbiamo nominato un Comitato tecnico scientifico con il compito di fotografare la situazione esistente, in riferimento agli aspetti riguardanti salute, salvaguardia ambiente e gestione economica del ciclo. Questo lavoro confluirà nel documento preliminare del Piano. La Giunta, a febbraio, adotterà il documento sul quale inizierà una fase partecipativa e di confronto”.
“La fase successiva sarà la proposta di Piano, per la quale al Comitato tecnico verrà chiesta una ricognizione su scala nazionale ed europea sulle ‘buone pratiche’ presenti rispetto alla gestione dei rifiuti. Tra i diversi scenari sceglieremo il più appropriato, che presenteremo in Consiglio, dove verrà prevista una nuova fase partecipativa. In questo momento siamo perfettamente all’interno del cammino annunciato pubblicamente lo scorso luglio e ribadito ufficialmente anche all’interno dell’Aula consiliare”.
Css, Morroni “Procedura in corso, ci sarà iter di ampia partecipazione”
“Rispetto all’utilizzo del Css nei cementifici – ha spiegato Morroni – si tratta di una procedura in corso. Gli uffici stanno valutando la documentazione presentata da un’azienda di Gubbio. Ci sarà un iter che prevede un’ampia partecipazione di 45 giorni. Non appena verrà verificata la documentazione, si apriranno altri 45 giorni della fase di osservazione: chiunque potrà avanzare le proprie posizioni. Poi la tematica tornerà ancora all’attenzione degli uffici regionali, che dovranno valutare se sottoporre l’istanza a V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale). Al momento non esiste interferenza tra istanza, esigenze dell’industria in questione e tematiche connesse alla gestione dei rifiuti. Quando nei prossimi mesi presenteremo la proposta di Piano vedremo se si saranno incontrate. Ad oggi viaggiano su due piani paralleli”.
Tar Lazio dà via libera a Css in Emilia Romagna
A far montare e permanere molti dubbi, però, è il Tar del Lazio, che nei giorni scorsi si è pronunciato contro il ricorso dei Comitati che si opponevano alla Regione Emilia Romagna e alla Buzzi Unicem proprio in tema di utilizzo di combustibili solidi secondari (Css) presso l’impianto di Vernasca (Pc), già autorizzato con delibera regionale.
La recente sentenza conferma la legittimità del decreto Clini (dm n.22/2013), collocandolo nel quadro più generale delle politiche europee per la creazione e promozione dell’economia circolare e dà il via libera all’impiego in cementeria di combustibili alternativi.
“Esulta” Federbeton
Per la filiera del cemento e del calcestruzzo, riunita in Federbeton (Federazione di settore delle Associazioni della filiera del cemento e del calcestruzzo), la sentenza del Tar rappresenta un segnale da tempo atteso: “la giustizia amministrativa sottolinea come debbano essere le evidenze scientifiche a guidare la politica industriale e ambientale nel nostro Paese“.
“I dubbi della popolazione meritano di ricevere ascolto e risposta sul piano del confronto e della trasparenza rispetto a progetti, dati statistici, validazioni accademiche. È per questo che in Italia gli iter autorizzativi sono così articolati e accurati – commenta Roberto Callieri, presidente di Federbeton – Confidiamo che la sentenza del Tar possa essere un auspicio per superare ostacoli burocratici e falsi miti che circondano l’uso di combustibili da recupero in cementeria. Solo così l’industria italiana sarà in grado di esprimere appieno il proprio contributo in tema di economia circolare. Avvicinando così l’Italia agli obiettivi europei e al traguardo della decarbonizzazione”.