Erano almeno in 400, ieri pomeriggio (24 aprile), i manifestanti che hanno riempito il piazzale della scuola di Semonte (Gubbio) per ribadire il loro deciso “No” al piano rifiuti della Regione e all’utilizzo di Css nei cementifici. Altre manifestazioni di protesta si sono tenute, in contemporanea, anche a Perugia, Terni e Spoleto.
Gli ambientalisti e i rappresentanti dei comitati hanno detto di “voler vederci chiaro”, chiedendo a gran voce di “valutare tutti i fattori di rischio ambientale presenti da decenni nella Conca Eugubina, a causa di impianti insalubri di prima classe. Sono decenni di emissioni inquinanti, metalli pesanti, polveri sottili, diossine nell’assenza di dati epidemiologici e indagini sanitarie approfondite”.
Come si è potuto leggere in cartelli e manifesti, il Comune di Gubbio, la Usl territoriale e i Comitati chiedono la procedura di Via (Valutazione di Impatto Ambientale) per “sapere cosa abbiamo respirato fino ad ora e che cosa stiamo respirando”.
Le richiesta sono sempre le stesse: ovvero che il piano regionale dei rifiuti sia volto al conseguimento della strategia Rifiuti Zero, senza incenerimento né discariche; che i fondi del Recovery Plan siano impegnati per una vera economia circolare (recupero di materia e riciclo) e non per la produzione di Css da bruciare nei cementifici. “Inoltre riteniamo fondamentali la tutela della salute e un piano di prevenzione primaria dalle esposizioni inquinanti, oltre che la riattivazione del Registro dei tumori”.
“L’Umbria che si auspica – hanno concluso i presenti – è quella degli Ecodistretti e non quella dell’immondizia che non tiene in alcun conto l’identità di una regione ricca di città d’arte”.