Francesco Agnello ha incontrato nuovamente i giornalisti nella mattinata di oggi, a 2 mesi dal primo incontro dell'Hotel Michelangelo. Il vulcanico imprenditore campano, sempre col suo stretto dialetto napoletano, ai limiti della comprensibilità, dopo aver incontrato il prefetto di Terni, Gianfelice Bellesini, ha ribadito i 'suoi' numeri per rilevare la Sangemini, nonostante sia stato depositato in tribunale un concordato stipulato con Norda. Valgono sempre i 15 milioni in un anno solare messi sul piatto dall'imprenditore, il reintegro di 102 unità lavorative, i 350 milioni di pezzi, il fatturato da 68 milioni, e vale sempre la stessa frase: “La mia offerta è migliorativa rispetto a quella di Norda e deve essere presa in considerazione”. Il punto è proprio questo. Perché l'offerta di Agnello non viene presa in considerazione se è così conveniente per tutti? Neanche l'imprenditore era stato in grado di spiegarlo lo scorso dicembre a una nostra domanda diretta: “Bisogna chiedere alla San Gemini perché sono inaffidabile: da parte mia ho messo sul tavolo tutta la documentazione rispettando il bando che hanno prodotto. Anzi dall'altra parte non vedo garanzie, intendo la proprietà”. Avevamo poi chiesto come mai anche la politica non avesse accolto la sua candidatura in modo positivo: ““Ci sono alcuni sindaci di certi paese – ha risposto secco Agnello – che non hanno coscienza di quello che rappresentano. Il sindaco di San Gemini non sa nemmeno quello che dice quando parla di me (ricordiamo che l'imprenditore ha querelato Leonardo Grimani, ndr). Sicuramente sono risultato scomodo perché non sono rappresentato da nessuno, ma sono un privato che si è rivolto direttamente ad aziende e banche. La politica è meglio se resta fuori da queste situazioni delle quali non è minimamente competente”.
In conclusione l'imprenditore ha ribadito che: “Qualora dovesse essere accettata l'offerta di Norda (peggiorativa rispetto a quella di Agnello, ndr), ci sarebbero i presupposti per agire legalmente e annullare il concordato”.
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