Così viene smascherato l'ufficio di collocamento per uscire dal carcere - Tuttoggi.info

Così viene smascherato l’ufficio di collocamento per uscire dal carcere

Massimo Sbardella

Così viene smascherato l’ufficio di collocamento per uscire dal carcere

Il procuratore Cardella spiega come funziona l'Ufficio di coordinamento tra le forze di polizia
Mar, 10/12/2019 - 17:21

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Funziona fin troppo bene in Umbria l’ufficio di collocamento dei detenuti che chiedono misure alternative alla detenzione al fine di essere recuperati nella società. La collaborazione tra il Tribunale di sorveglianza e la Procura generale della Repubblica di Perugia ha consentito ai giudici di avere maggiori informazioni circa le aziende pronte ad assicurare un posto di lavoro a determinati detenuti. Precedenti penali e di polizia dei datori di lavoro, attività e situazioni delle aziende. E così su 160 istanze di misure alternative richieste a favore di detenuti sulle quali la Procura generale ha relazionato al termine delle attività di indagine effettuate dalla guardia di finanza, in 90 casi i giudici si sono espressi contro l’uscita dal carcere. Come nel caso del bancarottiere che chiedeva di uscire dal carcere per poter lavorare nella società di affari finanziari del figlio.

Colletti bianchi finiti in carcere per gravi reati finanziari, ma anche detenuti dei cui servizi, in maniera anomala e fin troppo disinvolta, alcune aziende erano disposte ad avvalersi. Con il sospetto – che in diversi casi è stato confermato – che in realtà quei fittizi contratti di lavoro servissero soltanto per far evitare il carcere agli “amici”.

Non sempre le stesse aziende (tra queste, ce ne’erano addirittura di sconosciute al fisco), ma comunque un meccanismo che, come ha spiegato il sostituto procuratore Claudio Cicchella, fa pensare ad un circuito parallelo per favorire fittizi contratti di lavoro a persone che si voleva far uscire dal carcere.

E’ questa una delle ulteriori attività svolte dalla Procura generale della Repubblica, che sempre più si avvale della collaborazione delle forze di polizia. E non a caso il procuratore generale Fausto Cardella, nella conferenza stampa di fine anno, ha voluto accanto a sé i vertici di carabinieri, polizia e guardia di finanza. Con i quali la Procura generale di Perugia ha creato un ufficio per ottimizzare le risorse a disposizione e far fronte, appunto, a nuove attività. Come le intercettazioni per scovare i troppi condannati con sentenza definitiva ancora latitanti; sicurezza degli edifici; aggredire il patrimonio frutto di attività illecita da parte di persone condannate in via definitiva.

Confisca dei beni

Proprio quest’ultima attività, grazie anche ad un’importante confisca effettuata in collaborazione con la guardia di finanza di Ancona, ha consentito di recuperare in tutto 3,3 milioni di euro. Un “bottino” per le casse pubbliche che ha abbondantemente ripagato l’impiego di mezzi e di uomini. Anche perché, come ha ricordato Cardella, l’attività amministrativa della Procura generale viene condotta positivamente grazie “all’altissima qualità” del personale, pur numericamente insufficiente, ma queste ulteriori attività di polizia giudiziaria sono state rese possibili “grazie all’intelligente e amichevole solidarietà delle forze dell’ordine”.

L’Ufficio di coordinamento

Dal giugno è stato istituito presso la Procura generale l’U.Ge.C.O. (Ufficio generale di coordinamento ed organizzazione) composto dall’Arma dei carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di finanza, e che dal 2018 si avvale del contributo dei Carabinieri forestali. Un gruppo di “pronto intervento” che supporta il procuratore generale ed i magistrati, e che svolge determinate funzioni secondo definiti ordini.

Carabinieri

In particolari ai carabinieri sono affidati i compiti di intercettazioni telefoniche per scovare i latitanti; supporto operativo in relazione alle esecuzioni penali; gestione denunce; indagini in materie ambientali; sicurezza degli edifici.

Polizia di Stato

Sta dando buoni risultati, al fine di sgravare la giustizia, la gestione dei concordati in Appello, il nuovo meccanismo introdotto recentemente dal legislatore. I contatti con gli avvocati hanno infatti consentito una significativa riduzione dei procedimenti penali pendenti.

Guardia di finanza

La guardia di finanza fornisce al tribunale di sorveglianza un determinante apporto nella verifica dell’effettiva affidabilità dei richiedenti benefici e dei loro datori di lavoro. Esegue inoltre accertamenti di natura economico-patrimoniale al fine di aggredire i beni nelle disponibilità dei condannati con sentenza definitiva.

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