Corruzione all'Agenzia delle Entrate, 3 misure cautelari e altri 15 indagati - Tuttoggi.info

Corruzione all’Agenzia delle Entrate, 3 misure cautelari e altri 15 indagati

Redazione

Corruzione all’Agenzia delle Entrate, 3 misure cautelari e altri 15 indagati

Gio, 19/01/2023 - 11:49

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Scoperto un sistema consolidato e parallelo di “evasione” di pratiche catastali di vario genere, coinvolti 2 dipendenti dell'Agenzia delle entrate e un perito agrario

Diciotto persone indagate, di cui 3 raggiunte da misure cautelari, la più grave quella degli arresti domiciliari a carico di un dipendente dell’Agenzia delle Entrate. E’ l’inchiesta portata avanti dai militari del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia, su delega della Procura della Repubblica del capoluogo umbro. Finanzieri che oggi hanno dato esecuzione ad un’ordinanza del GIP del Tribunale di Perugia di applicazione di tre misure cautelari.

Un dipendente del locale Ufficio provinciale dell’Agenzia delle Entrate – Territorio, infatti, è stato posto agli arresti domiciliari, mentre un suo collega è stato raggiunto dalla misura interdittiva della sospensione per 8 mesi dall’esercizio del pubblico ufficio. Ha invece il divieto di esercitare la libera professione di perito agrario per 12 mesi una terza persona, coniuge di uno dei dipendenti dell’Agenzia delle Entrate.

Dipendenti dell’Agenzia delle Entrate corrotti, 18 indagati in tutto

L’indagine riguarda complessivamente 18 persone. Si tratta oltre ai tre indagati sopra indicati anche di soggetti che avrebbero ottenuto favori dai due dipendenti pubblici dell’Agenzia delle Entrate (che ovviamente è parte lesa nella vicenda).

I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di cui agli articoli 318 (corruzione per l’esercizio della funzione), 319 (corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio), 322, comma 3 (istigazione alla corruzione) e 615-ter (accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico) del codice penale.

Inchiesta aperta dopo denunce anonime, intercettazioni fondamentali per le indagini

Gli accertamenti effettuati con particolare impegno e professionalità dalla Guardia di Finanza – fa sapere la Procura di Perugia – avevano preso l’avvio da precise e dettagliate denunce anonime. Dopo numerosi ed approfonditi riscontri anche documentali, che avevano fatto emergere elementi dimostrativi di pratiche corruttive, sono state effettuate intercettazioni telefoniche, che sono risultate, ancora una volta, assolutamente determinanti per l’esito positivo delle indagini.

Le intercettazioni poi sono state supportate da accertamenti bancari, da verifiche dei sistemi informatici dell’Agenzia del Territorio, attività queste ultime svolte grazie alla piena e leale collaborazione della Direzione Centrale Audit dell’Agenzia delle Entrate.

Come funzionava la corruzione e chi erano i beneficiari

Gli accertamenti hanno consentito di acquisire gravi indizi di un sistematico svolgimento, da parte di un dipendente dell’ex Ufficio del Catasto di Perugia, destinatario della misura cautelare, di attività parallele a quella istituzionale di pertinenza, sovente intersecantesi con la stessa, e consistenti nella redazione di atti di aggiornamento catastale, nella effettuazione di visure e redazione di planimetrie, per le quali venivano richieste erogazioni economiche.

I “beneficiari” di tali condotte, oltre che privati cittadini, sono anche professionisti che si rivolgevano all’indagato principale per fruire di servizi che, se perseguiti per le vie lecite, avrebbero avuto maggiore durata ed esito incerto.

Nel dettaglio, gli elementi probatori raccolti hanno rivelato gravi indizi dell’esistenza di un sistema consolidato e parallelo di “evasione” di pratiche catastali di vario genere da parte del più volte citato dipendente dell’Agenzia delle Entrate, che, avvalendosi delle risorse e degli strumenti dell’Amministrazione di appartenenza, con la collaborazione di un collega e sfruttando l’abilitazione professionale del coniuge (appunto un perito agrario), avrebbe asservito il proprio pubblico ufficio a fini privatistici e personali.

Il rapporto tra i coniugi dipendente dell’Agenzia delle Entrate e perito agrario

L’attività illecita si articolava in modo variegato a seconda delle esigenze di volta in volta rappresentate. Una di tali modalità consisteva nel far sì che il principale indagato provvedesse a redigere la documentazione necessitata che veniva solo formalmente e fittiziamente fatta risultare riferita al coniuge perito agrario, privo, tra l’altro, di specifiche competenze in materia catastale. Quest’ultimo poi, emetteva regolare fattura per la prestazione resa a fronte del compenso pattuito, occultando in tal modo quello che, secondo le acquisizioni investigative, appare essere l’utilità dell’attività corruttiva.  

Il conferimento dell’incarico al professionista compiacente, su segnalazione dello stesso indagato principale, faceva sì che, grazie alla posizione ricoperta all’interno dell’Agenzia delle Entrate da quest’ultimo, non solo fosse possibile l’accesso in totale autonomia ad informazioni, atti e documenti, sia essi presenti nelle banche dati informatiche che nell’archivio cartaceo, ma garantiva un sollecito e positivo  esito della pratica (che seppure non direttamente trattata dal principale indagato per ragioni di incompatibilità veniva comunque da questi “orientata” tramite interventi sui colleghi).

“Corsia preferenziale” presso l’Agenzia delle Entrate in cambio di soldi

È, altresì, emerso che il dipendente, dietro remunerazione, si sarebbe prestato a fornire a professionisti e consulenti informazioni “extra ordinem” a cui aveva accesso in ragione del proprio ufficio, in esecuzione di accordi illeciti, avvalendosi, in taluni casi, del consapevole supporto di un altro collega d’ufficio, nonché creando una “corsia preferenziale” a favore dei predetti al fine di agevolarli nel loro lavoro, abbreviando i termini procedurali e riducendo il rischio di rigetto delle pratiche. In questi casi, il vantaggio si sarebbe concretizzato nella percezione di un compenso in denaro o di altre utilità (quali, ad esempio, prestazioni professionali in suo favore).

L’ordinanza del Gip

Il GIP del Tribunale di Perugia ha condiviso l’impianto accusatorio proposto nella richiesta di misure cautelari, evidenziando nell’ordinanza come “l’attività corruttiva dell’indagato (…) sia risalente, profondamente radicata e perfettamente collaudata in tutte le sue possibili varianti operative” e come “la sistematicità della vendita delle funzioni riscontrata, attuata con modalità molto spregiudicate e tali da rilevare come OMISSIS consideri l’Ufficio come res privata di cui può liberamente disporre per fini di personale arricchimento, induce a desumere ragionevolmente l’attuale persistenza dell’illecita attività di mercimonio”.

Il Gip inoltre ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari del pericolo di reiterazione di reati  per la “vastità e la capillarità dei rapporti coltivati (…) con cittadini privati e liberi professionisti di Perugia e provincia”, ritenuto “estremamente concreto ed attuale”.

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