Coronavirus, test rapidi e tamponi per trovare gli infettati e asintomatici

Coronavirus, test rapidi e tamponi per trovare gli infettati e asintomatici: il piano

Massimo Sbardella

Coronavirus, test rapidi e tamponi per trovare gli infettati e asintomatici: il piano

La strategia della Regione per gli screening sulla popolazione a rischio
Ven, 17/04/2020 - 15:01

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A caccia degli umbri asintomatici infettati dal Coronavirus. Questa la priorità del sistema sanitario, anche in vista della Fase 2, quella in cui si allenteranno i divieti e saranno riaperte molte attività. Un obiettivo che la Regione intende perseguire aumentando test seriologici e tamponi sugli asintomatici.

Ma non saranno – avverte il dirigente della sanità regionale Claudio Dario – screening di massa, bensì mirati, a cominciare dalle comunità chiuse. E seguendo lo schema concentrico in caso di infezione.

L’Umbria prosegue (e accelera) sulla strada tracciata due settimane fa.

Nelle carceri

Tutto il personale (polizia penitenziaria e civili) al lavoro nelle quattro carceri umbre è stato sottoposto a test. Si tratta di 925 operatori, pari al 91,67% dei 1009 in organico. Non hanno fatto il test, cioè, le sole persone che risultano in ferie o comunque altrove.

I tamponi sono stati effettuati anche a 175 detenuti (su un totale di 1.451), quelli cioè che hanno avuto una recente mobilità. Con un solo caso positivo: si tratta di un detenuto trasferito in Umbria da Bologna dopo le sommosse nelle carceri e che si trova ora in isolamento.

Le residenze per anziani

Proseguono gli screening a tampone sulle strutture 70 residenziali che ospitano 2.548 anziani. I tamponi effettuati sono stati al momento 738, pari al 29%, con 13 positivi (1,76%).

Tamponi effettuati su 898 operatori sul totale di 2.377 (38,59%). In 19 sono risultati positivi (2,12%).

Quanto al livello contenuto di contagi finora riscontrato in Umbria, per Dario i meriti sono da attribuire all’attenzione del personale, alla formazione, all’individuazione di un responsabile per la sicurezza e al fatto che, fin dall’inizio dell’emergenza, sono state vietate le visite dei parenti.

Le altre strutture

Controlli a tappeto saranno effettuati ora anche nei centri che ospitano disabili ed in altre strutture “chiuse”. O su popolazione comunque considerata a rischio.

Test rapidi e tamponi: la sperimentazione

La Regione ha individuato una strategia per aumentare l’efficacia dello screening per scovare gli asintomatici positivi al Covid-19. Messa a punto sulla base dell’efficacia riscontrata nei vari tipi di test seriologici, verificata poi con il tampone.

Il doppio test, seriologico e molecolare, è stato impiegato in 1.180 casi, dei quali l’8,9% risultato positivo al test molecolare e il 27% a quello seriologico. La sperimentazione ha consentito di stabilire che il risultato positivo per anticorpi della classe IgM non ha livelli di affidabilità tale da poter essere utilizzato a fini diagnostici o di sorveglianza epidemiologica. Il test per gli anticorpi IgG non può essere una valida alternativa a quello molecolare. La predizione positiva del test nell’individuare soggetti contestualmente portatori di virus, e quindi potenzialmente infettivi, è del 24%.

In questa fase dell’epidemia è importante la predizione negativa del test immunologico rapido IgG: se è negativo, nel 97% lo stesso risultato si ha anche nel test molecolare.

Se i due test non vengono effettuati in tempi contestuali, il risultato del test positivo per IgG rileva l’esposizione al virus da almeno 15 giorni in più del 90% dei casi. Si tratta dunque di un valore significativo circa il fatto che 15 giorni prima quel soggetto ha avuto un contatto con il virus.

“Ma l’obiettivo – ricorda Dario – è individuare il maggior numero si positivi per isolarli”.

Fase 2: la strategia per lo screening

Sulla base di questi dati è stata elaborata la seguente strategia. Si fa un test immunologico rapido. Se è positivo, il soggetto viene sottoposto a tampone. Se è negativo ci si comporta in modo diverso a seconda della situazione. Se è un operatore sanitario o un anziano a rischio si fa il tampone, agendo però in questo modo: si raggruppano per 10 per fare i test e se uno risulta positivo si effettuano test solo su coloro che sono collegati a quel caso.

Un modo che consente di velocizzare lo screening. Anche se l’Umbria, grazie anche alla collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia che ha consentito la produzione di reagenti sintetici di buona qualità, riesce or a ad effettuare circa 1600 tamponi al giorno.

Il minor numero di persone in isolamento da monitorare consente inoltre di poter effettuare più tamponi per gli screening sugli asintomatici.

Nelle aziende

Quanto agli screening nelle aziende, Dario ricorda alcune criticità tecniche e normative da superare. La normativa attuale non prevede modalità di verifica del rischio individuale e collettivo negli ambenti di lavoro. Aspetto, questo, sul quale sta lavorando l’Istituto superiore della sanità.

La proposta che viene dal mondo delle aziende è la possibilità di procedere a un test seriologico, su base volontaria, dei lavoratori con consenso informato per iscritto. Nel caso di test seriologico positivo il medico aziendale contatta quello di medicina generale e il collega della Usl, per procedere a tampone ed indagine epidemiologica. Nelle grandi aziende si stanno predisponendo dei protocolli, in accordo con le organizzazioni sindacali. In alcuni c’è anche possibilità di verifica ogni 15 giorni dopo con il test seriologico.

No interventi differenziati per aree

Dario ritiene invece poco applicabili interventi differenziati per aree in Umbria. Sicuramente sarà differenziata la sorveglianza epidemiologica. Insomma, a meno di particolari focolai come avvenuto a Pozzo o a Giove, non si effettueranno screening specifici su un singolo territorio.

La proposta del Trasimeno e il test Pit Stop

Quanto alla proposta avanzata presentata all’assessore Coletto dai sindaci del Trasimeno, Dario afferma che al momento l’ipotesi di utilizzo del test rapido pit stop (cioè in auto) non è al momento all’ordine del giorno. “E’ una delle strategie, ma abbiamo privilegiato le comunità chiuse, dove mandiamo i nostri operatori ad effettuare i test”.

Sulle modalità per isolare i positivi al Covid.19 dai familiari conviventi, Dario spiega che si stanno predisponendo protocolli per stabilire come isolare le persone infettate.

Le cure a domicilio anche con eparina

Sono ormai pienamente operative le Usca (Unità speciali di continuità assistenziali). Si tratta delle squadre di medici e infermieri che si recano nelle abitazioni dei malati di Covid-19 che non necessitano il ricovero. “Ringrazio i giovani colleghi che stanno affrontando questo compito con grande entusiasmo” il commento di Dadio. Un lavoro valutato molto positivamente anche dall’assessore Luca Coletto.

Attualmente le Usca seguono circa 360 malati sui 463 umbri positivi al Covid-19 in isolamento domiciliare. Nella terapia a domicilio, oltre all’idrossiclorochina, da questa settimana viene aggiunta anche eparina a basso peso molecolare.

Fase 2: comportamenti ferrei

Dario ricorda che “i risultati positivi è stato determinato soprattutto dal comportamento degli umbri. Che nella Fase 2 dovranno mantenere comportamenti altrettanto ferrei”. Perché le curve dei malati non stanno scendendo con la stessa velocità con cui sono salite. “La partita sarà vinta su questi comportamenti” conclude Dario.

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