L’Umbria avvia la cura dei malati di Coronavirus col plasma iperimmune di chi è guarito. Dopo l’adesione ai protocolli nazionali che regolamentano questa terapia, entro la prossima settimana si completerà la selezione dei donatori, secondo le regole stringenti fissate. Numerosi sono stati gli umbri guariti che hanno già dato la propria disponibilità a donare il proprio plasma. Volontari guariti che devono avere nel sangue determinati livelli di anticorpi neutralizzanti.
Ogni donatore può guarire un malato.
“Si tratta di una terapia che in teoria è tra le più adeguate” ha spiegato il dottor Marchesi.
Nel frattempo l’ospedale di Perugia si è dotato del macchinario Intercept per l’inattivazione virale.
Il protocollo prevede la somministrazione in tempi precoci della malattia (nei primi due – tre giorni dall’insorgenza della complicanza polmonare). E per tre giorni consecutivi.
“Si tratta di un prodotto la cui somministrazione non è mai priva di effetti collaterali” spiega Marchesi. Che aggiunge: “Il plasma viene sottoposte ad ulteriori indagini rispetto a quelle consuete, per verificare in questo caso la presenza di agenti patogeni conosciuti e sconosciuti“.
L’assessore Luca Coletto ha commentato gli ultimi dati, ancora positivi (nonostante un nuovo decesso) della frenata del contagio da Covid-19 in Umbria. Ma avverte: “Il morbo non è scomparso, è ancora presente in mezzo a noi ed è ancora aggressivo. Sì alle riaperture (non possiamo vivere con il terrore di questa pandemia) ma gestione corretta degli individui: distanziamento, mascherina e guanti, gel igienizzante. E soprattutto la responsabilizzazione personale di tutti gli umbri“.
Il direttore regionale della sanità, Claudio Dario, ha ricordato le regole per coloro che dal 4 maggio stanno rientrando in Umbria da altre regioni. Persone che devono segnalare il loro l’arrivo al Dipartimento prevenzione Asl del territorio (anche tramite il Numero Umbria Salute 800636363). I servizi di igiene sanità pubblica, entro 24 ore, contattano la persona e procedono a indagine epidemiologica. Nel frattempo la persona rientrata in Umbria deve contenere spostamenti e contatti e rimanere raggiungibile. Il medico di medicina generale, sulla base dell’indagine epidemiologica, qualora ravveda dei rischi decide se procedere a valutazione diagnostica (cioè al tampone). Ottenuto il referto, si gestisce il percorso di sanità pubblica, qualora la persona rientrata in Umbria risulti positiva al Coronavirus.
Approvate le regole per chi sarà per più di 24 ore in Umbria
Dario ha annunciato che l’Umbria intende intensificare i test. Tra i quali ora sono disponibili anche i test sierologici immunometrici, su prelievo di sangue. Ne sono stati prenotati circa 20mila. Per monitorare anche la successiva fase dell’epidemia. Attualmente, rispetto ai test molecolari, l’Umbria è in grado di effettuare circa 1.500 test rapidi a settimana e 1.500 standard al giorno. Si conta di raddoppiare questi ultimi, arrivando a 3mila test standard al giorno.
Dario, ha poi mostrato i dati relativi agli accessi al pronto soccorso, ovviamente per patologie no Covid. Dalla prima decade di aprile sono raddoppiati. “E’ il rimbalzo – ha spiegato Dario – di una riduzione di accessi significativo a marzo. Quindi prevedibile e previsto“. In particolare si registra un incremento significativo degli accessi con codice verde, che possono trovare altre soluzioni nel territorio. Da qui l’appello di Dario agli umbri: “Ancora per qualche settimana contenere gli accessi al pronto soccorso. Che resta uno degli ambiti più delicati e più critici“.
(Notizia in aggiornamento)