Coronavirus, gli asili nido rischiano di restare chiusi a lungo (o addirittura per sempre) e per i bambini e i genitori “non andrà tutto bene“. L’allarme viene lanciato anche dagli asili umbri, uniti nel comitato nazionale EduChiAmo, nato in pochi giorni raccogliendo le adesioni di migliaia di strutture educative. Creando così un’importante rete nazionale, costituita per trovare linee comuni e per richiedere aiuti alle Istituzioni, condividendo un’unione di intenti in relazione all’emergenza Covid-19.
Le conseguenze delle misure
“I provvedimenti attuali – lamentano dal Comitato – non hanno tenuto conto della realtà educativa privata e purtroppo gli asili si trovano ad affrontare una grave situazione di criticità per l’incertezza sui tempi e sugli aiuti. I decreti fino ad ora emanati dal Governo non contengono interventi a misura dei servizi educativi, ma sono solamente provvedimenti per imprese e non decreti specifici per i servizi privati 0/6, costretti alla chiusura già da più di un mese e vittime del prolungarsi delle giuste misure restrittive“.
Certo, le misure per arginare l’emergenza sanitaria vengono giudicate necessarie ed indifferibili. Tuttavia si ricorda che, pur a seguito dell’immediata chiusura, asili pubblici e privati “hanno mantenuto praticamente tutti i costi fissi a loro carico, senza poter più contare sul contributo dei genitori che, in molte situazioni, è venuto a mancare per ovvi motivi di disagio delle famiglie stesse, colpite dalla crisi generale del mondo del lavoro, prima feroce conseguenza di questa emergenza sanitaria“.
Il Comitato EduChiAmo
Per far fronte a questa situazione è nato il Comitato EduChiAmo,(www.comitatoeduchiamo.com), su iniziativa di un gruppo di gestori di strutture private lombarde. E che ora rappresenta titolari di nido, servizi educativi e scuole private in tutte le regioni.
In Umbria le referenti sono Arianna Guzzoni e Eleonora Trippanera (comitatoeduchiamoumbria@gmail.com).
Rischio chiusura anche dopo l’emergenza
“Alla fine dell’emergenza sanitaria – spiega il Comitato – la gran parte delle famiglie che affidano i loro bambini ad asili nido e scuole materne private troverà i cancelli chiusi: in mancanza di aiuti pubblici, le rette non pagate stanno già minando la sopravvivenza di queste strutture educative che oggi, seppure obbligate a restare chiuse, sono attive con originali e variegate modalità a distanza per stare vicine ai bambini e alle famiglie”.
Le famiglie
I costi dell’emergenza non devono ricadere neanche sulle famiglie, creando squilibri e inutili tensioni sociali.
Al grido d’aiuto dei nidi alle istituzioni si sono uniti anche molti genitori, che hanno aderito al comitato nazionale EduChiAmo e si sono uniti in gruppi spontanei per sostenere i nidi privati e per far sentire la voce delle famiglie non tutelate dalle Istituzioni e il grido dei bambini, che hanno perso degli importanti e quotidiani riferimenti educativi ed affettivi.
Le famiglie umbre temono che venga a mancare irrimediabilmente una parte fondamentale dei servizi alla prima infanzia che costituisce un supporto indispensabile per i genitori e per la società.
Le richieste in Umbria
I servizi educativi privati umbri chiedono necessari e concreti interventi a lungo termine e studiati ad hoc per i servizi educativi prima infanzia. Un sostegno da Regione e Governo per mantenere attiva l’offerta dei nidi privati, che svolgono un ruolo fondamentale educativo e sociale.
Le titolari private umbre dei servizi socio-educativi per la prima infanzia si rivolgono dunque alle istituzioni regionali e al Governo per rendere nota la gravissima situazione in cui i servizi si trovano in questo momento. E chiedono che il Governo lavori per dare risposte adatte, con misure massicce per sostenere l’intero sistema educativo, altrimenti i servizi su cui abbiamo contato fino a un mese fa non resisteranno, creando una nuova emergenza sociale per le famiglie alla ripartenza delle attività lavorative.
Grazie anche al servizio offerto dai nidi privati, l’Umbria è arrivata a garantire alla sua popolazione la copertura del 33% per quanto riguarda le strutture per le bambine e i bambini al di sotto dei tre anni, come auspicato dal Consiglio Europeo.
Rischio fallimento
Con l’entrata in vigore della legge 30/2005 questi servizi sono entrati a far parte del sistema integrato dei servizi per la prima infanzia. Fatto che li ha sottoposti ad un processo di adeguamento progressivo ai requisiti richiesti dal sistema stesso allineandosi agli standard previsti. E che ad oggi dopo cospicui investimenti anche economici rischia di sgretolarsi se non ci saranno concreti e urgenti aiuti per evitare il fallimento economico e non solo.
Fino a ieri, prima dell’emergenza, i servizi privati riuscivano con difficoltà a mantenersi da soli, stretti tra la necessità di contenere le rette senza gravare eccessivamente sulle famiglie ed un contesto economico, come quello umbro, in forte crisi che ha portato ad un costante incremento dei costi di gestione.
“Ciascuna struttura privata – ricorda il Comitato – può contare solo ed esclusivamente sulle proprie forze a questo si aggiunge un ulteriore elemento di vulnerabilità dei nostri servizi: a gestire e ad essere impiegate nei servizi privati sono solo ed esclusivamente donne, spesso giovani madri, che tutte insieme offrono un importante servizio sociale a sostegno dell’infanzia e delle famiglie”.
Queste microimprese femminili arrivano, pertanto, in questo momento di grande difficoltà già provate e gravate da una situazione economico-finanziaria estremamente precaria.
Se le istituzioni, in particolare la Regione, non interverranno in maniera tempestiva ed energica nell’attuare immediate misure di sostegno in questi mesi di sospensione dell’attività educativa, i servizi privati subiranno perdite economiche non recuperabili. Si assisterà quindi ad una situazione di progressivo indebitamento, che non solo renderà impossibile la ripresa dei servizi, ma ne determinerà la chiusura irreversibile, con costi sociali rilevantissimi per un territorio come quello umbro.
Le richieste alla Regione
È necessario, pertanto, che la Regione Umbria offra il proprio indispensabile, ulteriore ed indifferibile sostegno al Sistema Integrato 0/6.
Queste le richieste del Comitato: “Indennizzi alle strutture per i mancati incassi delle rette nel periodo di sospensione dell’attività; conversione dei voucher baby sitter in rimborso rette nido o credito per gli asili nido; incremento rilevante degli stanziamenti nel bilancio regionale in favore di tutto il sistema integrato che sono andati progressivamente riducendosi fino a perdere la loro funzione di sostegno e ogni altro intervento a lungo termine che possa essere utile a risolvere la grave crisi del sistema educativo privato“.
“Solo così – conclude il Comitato EduChiAmo – andrà tutto bene e gli asili ce la faranno a sopravvivere e finalmente i piccoli bimbi potranno tornare alla normalità e alla loro felice quotidianità al nido”.