Proprio mentre in Umbria riesplode la polemica sul famigerato indice Rt, l’Istituto superiore di sanità aggiorna il dato. Ed il cuore verde d’Italia, al centro di nuovo di dichiarazioni del ministro Boccia e di un articolo del Corriere della Sera che ha di nuovo infervorato la popolazione regionale, passa da 1,23 (periodo 4 – 10 maggio) a 0,53 (dato aggiornato ad oggi).
Dopo le polemiche dei giorni scorsi, con l’Umbria tra le regioni considerate più a rischio Coronavirus e paragonata, insieme al Molise, alla Lombardia, l’Iss aveva chiarito che la situazione umbra non destava allerte. Ma nelle ultime ore la regione è tornata ad essere indicata come esempio negativo proprio dal ministro Boccia. Il tutto perché da 0 o 1 caso positivo, nella settimana in questione se ne sono registrati 6 il 5 maggio, tutti all’ospedale di Terni.
Finalmente, però, l’Iss ha aggiornato i dati stimati del famigerato indice alla settimana successiva. E la situazione in Umbria è completamente cambiata. L’Rt è infatti sceso a 0,53.
I dati sono stati forniti venerdì mattina dal presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro durante la conferenza stampa sull’analisi dell’andamento epidemiologico e aggiornamento tecnico-scientifico del Covid-19.
“La curva epidemica mostra chiaramente un calo” ha spiegato Brusaferro. Quanto ai dati precedenti, ha osservato che “in Molise e in Umbria ci sono stati piccoli picchi, subito rientrati“.
Il presidente dell’Istituto superiore di sanità ha aggiunto che “sta crescendo la quota di asintomatici, perché le Regioni si stanno attrezzando a fare sempre più tamponi. L’Italia è sempre a tre velocità, ma in tutte le regioni i casi sono in decrescita. Anche se in calo, il virus circola. Potranno esserci momenti di incremento dei casi ma ora abbiamo un sistema capace di intercettarli”.
“L’Rt non è una pagella – ha specificato ancora Brusaferro – ma uno strumento dinamico che ci aiuta a capire cosa succede. Non possiamo escludere un incremento di casi nelle prossime settimane, ma non si tratta di una pagella settimanale delle Regioni. Però – ha aggiunto – possiamo incamminarci con fiducia, sapendo che ci potranno essere momenti di incremento dei casi ma sapendo anche che abbiamo un sistema capace di intercettarli. Tanto più andremo verso un numero di casi limitato, tanto più il sistema sarà sensibile per individuare subito i casi”.
“Lo strumento messo a punto per monitorizzare l’andamento dell’epidemia e riuscire a rilevare anche piccoli segnali d’allarme che possono comparire è un po’ una novità per il nostro Paese”. Lo ha detto il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Giovanni Rezza, durante la conferenza stampa odierna dell’Istituto superiore di Sanità sull’analisi dell’andamento epidemiologico e aggiornamento tecnico-scientifico del Covid-19.
Parlando della fase 2, Rezza ha detto che “il timore è che la popolazione possa non rispettare le indicazioni sull’uso di mascherine, sul distanziamento fisico e sul lavaggio delle mani”. Il rischio è poi quello di “non riuscire a rilevare anche piccoli scostamenti, piccoli segnali d’allarme. I sistemi regionali – ha sottolineato – devono allora essere in grado di rilevarli”. Sempre secondo Rezza, viene posta “molta attenzione all’indice di contagio Rt ma non è l’unico elemento: in una regione piccola bastano pochi casi per farlo scattare – ha concluso – ma poi l’incidenza per abitanti è relativamente bassa”.