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Fase 2 Coronavirus, il monitoraggio del Ministero che penalizza l’Umbria con l’indice Rt a 1,23: il report

Il Ministero della salute e l’Istituto superiore della sanità hanno pubblicato il report del monitoraggio del Coronavirus nelle regioni italiane al termine del lockdown. Quel monitoraggio – settimanale ma che sarà giornaliero – da cui dipenderà anche l’andamento delle attività che da lunedì 18 maggio possono riaprire.

I dati dal 4 al 10 maggio

Il dossier reso noto dal Ministero nella serata di sabato 16 maggio si riferiscono al monitoraggio dal 4 al 10 maggio. L’Umbria, la Provincia di Trento e il Molise sono i tre territori dove il trend settimanale dei casi di Covid-19 risulta in crescita.

Ma mentre a Trento la valutazione relativa all’aumento di trasmissioni ed attuale impatto di Covid-19 sui servizi assistenziali è considerato bassa (livello 2), in Umbria e Molise viene indicato il livello 3 (moderata – in evoluzione). Insomma, per questa voce l’Umbria si collocherebbe un po’ più a rischio addirittura della Lombardia, dove il livello 3 è stabile.

In tutte le altre regioni la valutazione dei possibili aumenti di trasmissione è considerato a livello 2 (“bassa”).

La valutazione relativamente all’Umbria non deve però preoccupare, dato che la regione mantiene un’incidenza settimanale “bassa”, nella stessa fascia di Sicilia, Sardegna, Basilicata, Calabria e Campania. Con l’incidenza settimanale dei contagi per l’Umbria che è di 2,72 contagiati ogni 100mila abitanti.

L’indice Rt salito sopra a 1, ma non preoccupa

La stima di Rt risulta però per l’Umbria in questa settimana la più alta (1,23). “Seppur in un contesto – si legge però nel report del Ministero – ancora con una ridotta numerosità di casi segnalati e che pertanto non desta una particolare allerta“. Perché è evidente che, statisticamente, nelle regioni con piccoli numeri basta poco per alterare il trend. Come il caso del +7 nuovi contagi fatto registrare in Umbria nei giorni scorsi.

La buona notizia per il Cuore verde d’Italia arriva dalla voce “resilienza dei servizi sanitari territoriali”: zero le “allerta” da segnalare.