Dopo circa tre mesi ‘bloccati’ ad Assisi a casa dell’emergenza Coronavirus, i sette ragazzi (di cui 5 minorenni) ospiti presso il Convitto Nazionale di Assisi sono finalmente tornati a casa.
Si tratta di ragazzi provenienti dall’America Latina e dal Sud Corea, impossibilitati a raggiungere le proprie famiglie per la cancellazione dei voli verso i loro paesi di provenienza.
I ragazzi, che arrivano da Colombia, Portorico, Corea del Sud e Venezuela, erano rimasti bloccati dopo che a metà marzo la direzione del Convitto, coinvolgendo il Ministero dell’istruzione, l’ambasciata della Colombia e della Corea del Sud e, ovviamente, i genitori degli stessi ragazzi, aveva messo in campo tutti gli sforzi del caso. Ma la pandemia ha bloccato i voli, e così il Convitto ha “accolto e compreso ragazzi provenienti da culture lontane, con lingua ed abitudini diverse“, come si legge nella nota della scuola assisana.
“La grande prova dimostrata dai ragazzi, nell’osservanza delle regole è stata esemplare“
Ora il lieto fine, con i sette ragazzi salutati dal personale ATA e da quello educativo del Convitto Nazionale, che per dodici settimane si è alternato nel prendersi cura di questi ‘figli adottati’. “Anche quest’anno scolastico volge al termine e, con tutte le difficoltà e le problematiche registrate, il ricordo più bello che resta nei cuori degli educatori e del Rettore Annalisa Boni è l’aver ‘adottato’ (per usare un’espressione cara al nostro dirigente), con amorevole disponibilità sette ragazzi stranieri che per il blocco degli aeroporti, non erano riusciti a partire per raggiungere le proprie famiglie nel paese d’origine”, spiegano dal Principe di Napoli.
“Tanti sono stati gli stati d’animo in questi lunghi giorni di isolamento: responsabilità – l’elenco del Convitto Nazionale – timore, pazienza, consapevolezza, cura, il tutto in un clima di incertezza e di sgomento corale nel da farsi. L’inclinazione dei giovani è per natura l’aggregazione, il contatto, figuriamoci per degli sportivi come i nostri convittori, costretti al distanziamento. La grande prova dimostrata dai ragazzi, nell’osservanza delle regole è stata esemplare e ciò ha consentito, unitamente a tutte le norme sanitarie applicate, di preservare la loro salute. Venuti qui per studiare nella nostra realtà convittuale e per diventare futuri giocatori di calcio, hanno dovuto affrontare una partita tra le più grandi della loro giovane carriera, quella della pandemia“. Ora i ragazzi potranno finalmente tornare nei loro paesi, “dove finalmente – conclude la Rettrice Boni – potranno condividere con le proprie famiglie questa forte esperienza”.