CONVEGNO SULLE CELLULE STAMINALI ORGANIZZATO DALLA DIOCESI DI SPOLETO -NORCIA - Tuttoggi.info

CONVEGNO SULLE CELLULE STAMINALI ORGANIZZATO DALLA DIOCESI DI SPOLETO -NORCIA

Redazione

CONVEGNO SULLE CELLULE STAMINALI ORGANIZZATO DALLA DIOCESI DI SPOLETO -NORCIA

Mer, 16/01/2008 - 15:23

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Come anticipato da Tuttoggi.info nell'edizione di domenica (clicca qui), il convegno di S. Ponziano di quest'anno verterà sul tema delle cellule staminali e vedrà la partecipazione del Senatore Ignazio Marino, presidente della commissione sanità del Senato.

Il convegno sarà preceduto al mattino dall'inaugurazione del nuovo reparto di Ginecologia e Ostetricia dell'ospedale di Spoleto.

Si tratta di un convegno per discutere sulle cellule staminali da sangue del cordone ombelicale, organizzato dall'arcidiocesi di Spoleto-Norcia, nella tradizionale giornata di studio che segue la festa del patrono S. Ponziano. L'evento – che si terrà venerdì 18 gennaio – è curato, oltre che dalla diocesi, dalla Asl numero 3 dell'Umbria, dal Comune di Spoleto e dall'”Associazione Scienza e Vita” di Spoleto. A parlare dell'attualità e delle prospettive delle cellule staminali, definite alleate per il futuro, ci saranno molti esperti e studiosi, tra cui il prof. Ignazio Marino, presidente della commissione sanità del Senato.

Al mattino alle ore 11 ci sarà l'inaugurazione del nuovo reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Spoleto. Alle 12 l'incontro con gli operatori sanitari nella sala Laureti della palazzina Micheli, dal tema il rischio e la paura di curare. Interverranno Maria Gigliola Rosignoli, direttore generale della Asl num. 3, Maurizio Silvestri, dirigente di I° livello nel reparto di ostetricia di Spoleto e il senatore Ignazio Marino. Il pomeriggio alle 15.30 il ritrovo è al Chiostro di S. Nicolò. Dopo il saluto delle autorità si alterneranno negli interventi il prof. Salvatore Mancuso, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, che parlerà dell'importanza del prelievo del cordone ombelicale nei punti nascita; la prof.ssa Gabriella Girelli, del policlinico Umberto I di Roma, che affronterà il tema della donazione di cellule staminali da sangue di cordone ombelicale; il prof. Carlo Petrini parlerà, invece, dei valori etici della donazione solidaristica, dedicata e per uso proprio. La relazione conclusiva sulle prospettive mediche e politiche per l'utilizzo delle cellule staminali è affidata al senatore Ignazio Marino, presidente della commissione sanità del Senato. L'ospedale di Spoleto, insieme a quello di Terni, è l'unico in Umbria ad avere l'autorizzazione per procedere alla donazione del cordone e della placenta per ricavarne cellule staminali, cioè delle cellule pluripotenti, in grado di svilupparsi in direzioni diverse, riproducendo cellule di organi o di apparati come se fossero allo stato embrionario. Daranno, poi, origine ad altri tessuti. Possono provenire sia dagli embrioni, e questo è motivo di discussione dal punto di vista bioetico, sia dal sangue contenuto nella placenta e nel cordone ombelicale e sia dall'adulto. “Le cellule staminali, dice il dott. Giulio Martines, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale di Spoleto, sono una grande speranza per la ricerca. Attualmente sono utilizzate per curare con particolare aggressività i tumori ematici come la leucemia, il morbo di Hodgkin e altre. Quando una donna ha partorito, prosegue Martines, si seziona il cordone ombelicale, come si fa in tutte le nascite. Si raccoglie il sangue che proviene dall'aspirazione dei vasi della placenta, attraverso quelli del cordone ombelicale. Se la coppia ha i requisiti previsti per la donazione – assenza di malattie infettive in primis – il sangue viene trasportato in una banca del cordone (quella di Spoleto è quella dell'Università della Sapienza di Roma), dove resta congelato a disposizione delle persone che potrebbero averne bisogno. Potrebbe anche essere usato per lo stesso bambino. Infatti, se il neonato nei primi anni di vita avesse qualche problema è possibile usare il suo sangue. A Spoleto, conclude il ginecologo, abbiamo iniziato il trapianto circa un mese fa. Non c'è nessun rischio nè per la mamma, nè per il bambino. Per il prelievo è necessario che la donna dichiari la sua disponibilità per iscritto. Per la verità è uno dei pochi casi in cui il partner viene coinvolto, cioè se ne chiede il consenso. Per garantire poi al sangue una buona conservazione è necessario fare dei piccoli esami prima del parto. Qualora il sangue venisse 'bancato' sarà necessario anche qualche controllo post-parto”.


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