Coinvolge anche l’Umbria l’inchiesta della procura di Parma condotta dai carabinieri del Nas denominata “Conquibus”, relativa a presunti favori ad aziende farmaceutiche in cambio di sponsorizzazioni e contributi economici che vede coinvolte 36 persone, di cui 2 ai domiciliari e 9 destinatarie di misure cautelari interdittive.
A finire in manette mercoledì sono stati l’imprenditrice di Perugia Paola Gagliardini, amministratore delegato di Csc Centro servizi congressuali (azienda perugina attiva nell’organizzazione di congressi ed eventi in campo medico), ed il professor Franco Aversa, direttore della struttura complessa di ematologia dell’azienda ospedaliera di Parma, ma fino al 2011 all’Università di Perugia, stimatissimo luminare nel campo delle cellule staminali.
Insieme agli altri indagati (dirigenti medici ed universitari e rappresentanti del settore farmaceutico) sono accusati, a vario titolo, di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata. La tesi degli inquirenti è che gli indagati abbiano chiesto ad aziende farmaceutiche (7 quelle coinvolte) sponsorizzazioni per congressi o seminari promettendo loro favori, dall’assicurare l’uso di alcuni farmaci a report positivi o negativi per i medicinali. Attività illecite ai cui vertici, secondo l’inchiesta, ci sarebbero stati proprio Aversa e Gagliardini.
Tra le accuse anche l’esistenza di concorsi pilotati rivolti a ricercatori universitari, per assumere candidati già individuati, e, per quanto riguarda nello specifico Aversa, l’esercizio di attività professionale non autorizzata, visto che il professore aveva un contratto di esclusiva con l’ospedale di Parma ma avrebbe esercitato la professione medica privatamente all’esterno della struttura.
Il gip ha disposto anche il sequestro di 335mila euro, ritenuti il provento delle attività illecite.
A far scattare l’inchiesta, durata due anni, la denuncia di un medico. I dettagli dell’operazione sono stati illustrati dal procuratore capo di Parma Alfonso D’Avino e dai carabinieri. A dare il nome all’operazione una frase intercettata a uno degli indagati: “Più che le modalità a noi interessa il conquibus… quando il conquibus arriva per noi va bene”.
Le aziende farmaceutiche che non aderivano alle sponsorizzazioni (che poi sarebbero finite in tasca ad alcuni degli indagati) sarebbero state minacciate di ritorsioni. “Ci sono persone che hanno credibilità – è un altro passaggio delle intercettazioni – investendo su quelle persone quasi in maniera ‘magica’ poi si aprono… a Parma certi farmaci son passati da 0 a 1000“. E ancora: “Dato che io scrivo review dalla mattina alla sera in giro per il mondo… scrivo delle cose che hanno diffusione mondiale… per cui posso scrivere in negativo e in positivo!“.