Il day after è pressochè finito e forse già da oggi si comprenderà quali azioni verranno intraprese in difesa dell’ospedale di Spoleto, tornato al centro delle attenzioni dopo l’esito del concorso per il primariato della chirurgia del San Matteo degli Infermi anticipato domenica scorsa da Tuttoggi.info.
A tener banco non è la professionalità dei primi 3 classificati (il primo dei quali è il dottor Castagnoli, chirurgo stimato e affermato, come del resto il secondo e il terzo della graduatoria, ma che non sarebbero in possesso dell’esperienza necessaria per far funzionare il robot costato alla comunità spoletina – non alla Asl – 3 milioni di euro), bensì il rispetto del bando che prevedeva, tra i requisiti, proprio una consolidata esperienza nella chirurgia robotica.
I distinguo – non a caso il sindaco Fabrizio Cardarelli, con la città in subbuglio, si è limitato, almeno per il momento, a commentare, senza entrare così nel merito dei nomi, l’esito concorsuale come una “discrasia”. Su cui chiederà approfondimenti circa le operazioni portate avanti dalla Commissione esaminatrice. Il sindaco, dando atto alla Regione (la presidente Marini ha l’incarico ad interim alla Sanità) di aver mantenuto gli impegni presi per il primariato, sta puntando l’obiettivo della critica sulla direzione generale Asl2 del dottor Sandro Fratini che ha gestito il bando. Così si sta muovendo su due fronti: da un lato attivando gli uffici legali per un parere circa un eventuale esposto alla Procura della Repubblica di Spoleto e a quella della Corte dei Conti (insieme a un ricorso al Tar); dall’altro a chiedere un colloquio urgente alla governatrice per affrontare a tutto tondo il problema del nosocomio, dipartimento di chirurgia incluso.
La prima riunione del City Forum (alla quale hanno partecipato in diversi, tra cui il presidente della Fondazione CariSpo, l’avvocato Sergio Zinni, istituzione che si accollò più di 1,5 milioni di euro per dotare, all’inizio del nuovo millennio, l’ospedale del robot) ha già tracciato una base di interventi ascoltando le varie proposte. Da quella del consigliere regionale Franco Zaffini (Fratelli d’Italia) che ha invitato a presidiare l’ufficio di presidenza della Regione e, contemporaneamente, ad attivare un consiglio comunale aperto permanentemente; alla disponibilità dell’opposizione (Dante Andrea Rossi, Carla Erbaioli e Laura Zampa) a firmare un documento congiunto con la maggioranza guidata dal presidente del consiglio Giampiero Panfili.
Il crescendo fratiniano – finito al centro delle polemiche, il dg Fratini ha liquidato la vicenda con affermazioni che lasciano in qualche modo stupiti. “In sede di valutazione dei curriculum sono stati assegnati più punti a chi ha esperienza in robotica, che però rappresenta il 4% dell’attività chirurgica del San Matteo” (Corriere dell’Umbria). “La robotica a Spoleto non è in discussione, si continuerà a puntare su Spoleto” (U24). “Non esiste una specializzazione in chirurgia robotica” (Il Messaggero).
Una ‘difesa’ sgangherata, ragionando più per logica che per quei codici e codicilli che caratterizzano certi concorsi. Se la robotica “rappresenta il 4%”, quasi a dire una caccola di impegno, perché citarla per ben 3 volte tra i requisiti che dovevano possedere i candidati?
Sarebbe come bandire un concorso per responsabile del parco mezzi di un Ospedale, specificando che si dovrà dimostrare di avere esperienza nella guida di auto, moto ed elicottero, e scoprire che il vincitore soffre di vertigini o non possiede il brevetto di volo.
I numeri e la statistica poi, è risaputo, possono essere usati come meglio si crede, specie quando si deve far passare un messaggio deviante. Analizzando ad esempio i dati ufficiali del 2013, i 43 interventi di chirurgia robotica maggiore rischiano di superare la soglia del 20-30% se rapportati con quelli di chirurgia tradizionale maggiore: che è un po’ diverso, come si è avventurato a fare Fratini, dal paragonare un intervento per cancro al pancreas, fegato o stomaco con chi deve entrare in sala operatoria per emorroidi, ernie inguinali, varici degli arti inferiori fino all’asportazione di nevi e simili. E quanti interventi (tipo alcuni di quelli ai reni la cui delicatezza, a detta dei medici, potrebbe comportare l’impotenza maschile, altresì scongiurata se effettuati con la robotica) non si sono potuti tenere per carenza di fondi, attesi i costi che il macchinario comporta ogni volta che lo si accende? 43 è un numero importante, in pratica uno a settimana, di solito per interventi della durata di 9-12 ore che sfiancano qualunque chirurgo e relativa equipe. Un pilota di aereo internazionale ha diritto a non meno di 72 ore di riposo dopo un volo, un chirurgo no. Il giorno dopo è già di nuovo in servizio con i ferri del mestiere in mano.
Anche sulla specializzazione ci sarebbe qualcosa da dire perché, laddove non vi è esperienza, a guardare almeno in internet, sono molte le università che programmano master e corsi in chirurgia robotica. Il d.g. alla fine si è comunque ripreso annunciando che al dottor Patriti (2ndo in graduatoria quanto ai titoli, finito 5° dopo la prova orale) che fino ad oggi, insieme al collega Bartoli, ha retto la scuola dell’illuminato professor Luciano Casciola – il medico che anticipò di un decennio persino gli ospedali maggiori di Perugia e Terni, da poco dotati dei costosissimi robot – verrà assegnata la responsabilità del settore. Sperando non sia troppo tardi, visto che i due chirurghi hanno ipotizzato un loro trasferimento in altra struttura sanitaria, forse anche all’estero dove tengono continuamente convegni e seminari. Significherebbe distruggere definitivamente la scuola creata da Casciola che tanto prestigio ha dato a Spoleto. Basta confrontare alcuni dati con il vicino nosocomio di Foligno: ad esempio nel 2012 a Spoleto sono stati effettuati 112 interventi su pazienti provenienti da fuori Regione (102 a Foligno); 145 nel 2013 (113 nella città del quintana).
Concorso anestesia – ora gli occhi sono tutti puntati sul prossimo concorso per il primariato di anestesia e rianimazione. Anche in questo caso sono molti i requisiti richiesti agli 11 partecipanti ammessi alla selezione. Anche in questo caso, come per quello di chirurgia, bisognerà capire se il possesso di questi “requisiti soggettivi” sarà discriminante o meno per l’accesso al colloquio finale che decreterà il vincitore. L’appuntamento per conoscere l’esito è atteso per martedì 24 marzo quando si conoscerà la graduatoria.
Piddì in crisi – a preoccupare di più, ironicamente parlando (visto che si è affrontato finora il delicato tema della salute pubblica), sono le sorti invece del Partito democratico spoletino che, lacerato anche dalla nuova battaglia interna per le prossime elezioni regionali, sulla partita dell’ospedale si sta muovendo in ordine sparso. Se il segretario provinciale Dante Andrea Rossi e la consigliera Laura Zampa sono pronti a convergere sulle iniziative del sindaco, nelle ultime ore si registra una diversa visione del segretario comunale Roberto Loretoni e del consigliere regionale Giancarlo Cintioli che sembrano distaccarsi dalle iniziative anche delle associazioni: ““Il Partito Democratico, a Spoleto come altrove, è molto più interessato a trovare risposte concrete e coerenti alle esigenze della comunità che a ricamare polemiche politiche strumentali e pretestuose. Soprattutto quando si parla di servizi e di salute” si legge nella nota diramata dai due politici “è per questo e per conoscere quali progetti, quali programmi e quali strumenti di promozione e valorizzazione delle risorse e delle professionalità a disposizione si stanno realizzando in ambito sanitario nella città di Spoleto, che abbiamo chiesto a Emilio Duca, direttore regionale Salute della Regione, a Sandro Fratini, direttore generale della Usl2, e al dottor Fraschini la disponibilità a partecipare, entro fine mese, a un incontro pubblico sul tema”.
“Vogliamo restare lontani dalla polemica politica, evitando di interessarci a vicende che non ci riguardano e confidando nella bontà e nell’intelligenza del lavoro fin qui svolto dagli organismi deputati all’organizzazione del servizio sanitario sul territorio. Quello che vogliamo, invece, è entrare nel merito delle questioni – concludono i due – e conoscere quali prospettive per il servizio sanitario spoletino anche alla luce della imminente nomina di un nuovo primario”. La nota ha sollevato più di una critica tra i membri del partito che evidenziano l’errore di convocare un tavolo ‘tecnico’ su una mission che deve essere individuata dalla politica, ovvero dall’assessorato regionale competente.
Di queste ore la presa di posizione di Matteo Cardini, membro dell’Unione comunale e referente per i renziani che arriva dritto al problema: “è chiara a tutti l’importanza che avrà l’esito delle imminenti elezioni regionali. Lo sviluppo e la crescita economica di Spoleto dipenderanno dalla nostra capacità di essere dentro questo processo decisionale, con un consigliere regionale eletto. Le ultime vicende sulla nomina del Primario del nostro ospedale, che spero approfondiremo presto in assemblea comunale, sono esemplari ed evidenziano la necessità di avere un rappresentante che tuteli la nostra città. Un consigliere qualunque del territorio non è più sufficiente, serve la persona giusta al posto giusto. Dopo la recente sconfitta del Pd di Spoleto alle amministrative, è indispensabile il superamento delle dinamiche interne al partito, delle vecchie logiche correntizie, dell’autoreferenzialità e degli sterili personalismi. Per rimettere Spoleto al centro di quei processi che governeranno la Regione e quindi i Comuni, è necessario individuare un candidato che sia veramente credibile ed autorevole, in grado di raccogliere consensi anche in modo trasversale ed in tutta l’Umbria. Questa volta Spoleto e il Pd non possono permettersi di sbagliare, devono sapersi rinnovare dal profondo a partire dal programma e soprattutto da persone realmente nuove. La sconfitta elettorale alle amministrative ci ha insegnato che non ci sono figure che vanno bene per tutte le stagioni e la nostra città non può rischiare di perdere nuovamente riproponendo candidature che già in passato hanno dimostrato tutta la loro debolezza. Per citare il nostro Segretario nazionale Matteo Renzi all’indomani delle elezioni di Maggio: sono finite le rendite di posizione”.
Parole che sembrano in linea con la denuncia di pochi giorni orsono fatta dall’ex segretario del pd, bersaniano di ferro, Andrea Bartocci. Il pd, come detto, continua così a procedere in ordine sparso, come un soggetto schizofrenico. Per il quale non c’è cura. Non saprebbe metterci mano neanche il più esperto dei chirurghi robotici.
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