CONCORSI: LA SCUOLA DI MUSICA "A. ONOFRI" IN BALIA DI UN BANDO PRIVO DI CERTEZZE. NEL MIRINO IL COMUNE DI SPOLETO - Tuttoggi.info

CONCORSI: LA SCUOLA DI MUSICA “A. ONOFRI” IN BALIA DI UN BANDO PRIVO DI CERTEZZE. NEL MIRINO IL COMUNE DI SPOLETO

Redazione

CONCORSI: LA SCUOLA DI MUSICA “A. ONOFRI” IN BALIA DI UN BANDO PRIVO DI CERTEZZE. NEL MIRINO IL COMUNE DI SPOLETO

Dom, 09/08/2009 - 13:00

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di Gioia Filocamo (*):

Ho iniziato la mia vita professionale come docente dell'allora Civico Istituto Musicale “A. Onofri” di Spoleto. Era il 1995, e vi insegnavo Storia, estetica della musica e Ascolto guidato. Guadagnavo circa 18.000 lire lorde all'ora, ma sentivo tutta la dignità del mio ruolo docente esercitato in una solida istituzione che, affondando le radici storiche nell'Ottocento, godeva di vita rigogliosa.

Oggi non lavoro più (per scelta) nella Scuola musicale di Spoleto. Ma ho amici e colleghi che, conosciuti 14 anni fa, continuano ancora ad insegnarvi. Per molti di loro si tratta di un secondo lavoro che serve ad arrotondare le entrate del primo, ma per altri si tratta dell'entrata economica più rilevante, quando non unica, della loro vita professionale. Parliamo di persone di età compresa fra quaranta e cinquant'anni, che insegnano in questa struttura da più di due decenni. Qual è la sorpresa che li attende quest'anno? Un avviso pubblico di reclutamento (pubblicato il 31 luglio scorso e aperto fino al 24 agosto prossimo) che definire inquietante è poco. Mi limiterò a qualche commento comprensibile anche ai non addetti ai lavori e che, spero, potrà far luce sul degrado incombente su una categoria di lavoratori che non gode di nessuna tutela.

Il bando non specifica che tariffa oraria verrà corrisposta a ogni insegnante: vi si parla di un importo lordo globale (8.370,00 euro) solo qualora la classe abbia il numero massimo di allievi previsto, da ridurre in modo proporzionale qualora non si abbiano i numeri richiesti dal bando (cioè nella maggioranza dei casi). Manca un qualsiasi cenno circa l'entità del lavoro: di quante settimane si parla? quando inizia e finisce l'anno scolastico? come si fa ad avere una vaga idea di cosa si arriverà a guadagnare effettivamente all'ora? Qualsiasi lavoratore a cottimo, anche se fa il muratore, riceve certezze ben più solide in merito, e non viene mandato allo sbaraglio.

Ancora: per la costituzione degli elenchi degli idonei all'insegnamento (che quest'anno non prevede una graduatoria!), pochissima considerazione viene attribuita ai titoli di studio dei docenti, che costituiscono appena il 10% del punteggio globale. Tra i titoli di studio elencati manca totalmente il dottorato di ricerca, cioè il titolo culturale più alto riconosciuto in Italia (dagli anni Ottanta del secolo scorso). Invece di docenti impegnati ad aggiornarsi o ricchi di titoli culturali, il comune di Spoleto preferisce quindi docenti che abbiano già insegnato la materia in questione (che possono maturare il 30% del punteggio complessivo). Altro 30% copre il 'curriculum artistico professionale', ma l'indignazione più grande monta proprio sul 30% ancora mancante, suddiviso così: 25% per la 'proposta di progetto didattico' e 5% per la 'proposta di riduzione del prezzo espressa in percentuale'.

I due ultimi punteggi, che insieme condizionano poco meno di un terzo della valutazione complessiva di ogni candidato, fanno intravedere uno scenario davvero sconfortante. Credo che chiunque possa comprendere l'assurdità dell'idea di redigere un progetto didattico se non si sa quanti allievi si avranno e che tipo di allievi saranno (di quale età? di che livello?). Ma si arriva all'immoralità più assoluta se poi si pensa al fatto che un professionista dovrebbe ricevere un punteggio se ABBASSA un compenso che già in partenza non è chiaro di quanto sia. Si tratta cioè di una gara d'appalto dove non sono in gioco i grandi numeri gestibili da un'impresa edile. Stiamo invece parlando di un compenso di partenza già espresso in maniera sibillina che il SINGOLO DOCENTE dovrebbe abbassare ancora di più attuando una concorrenza al ribasso coi suoi colleghi. Invece di essere selezionati in base al merito, dunque, si verrà selezionati grazie a logiche tristemente efficaci in altri settori: logiche che producono danni irrecuperabili, come i danni per gli edifici sgretolati come biscotti dalle scosse di terremoto perché costruiti seguendo logiche solo economiche. La concorrenza al ribasso genera risultati pericolosamente al ribasso.

D'altra parte, che il curriculum personale non abbia molto a che fare con il sistema di reclutamento prospettato dal comune di Spoleto, emerge chiaramente da almeno due fattori:

1) il curriculum artistico-professionale non viene valutato nella sua interezza, ma solo per un massimo di 50 titoli (perché dovrebbe essere il candidato stesso a sceglierli, quando non ha nessuna idea di che criterio userà la commissione giudicatrice per valutarli?);

2) la commissione giudicatrice è unica per tutti gli insegnamenti musicali: ciò significa che 2 esperti diplomati al Conservatorio (non si ha neanche la decenza di ricorrere a docenti di Conservatorio! e poi diplomati in che cosa?) valuteranno aspiranti docenti in Chitarra come in Violino, in Organo come in Storia della musica.

Chiunque abbia ricevuto un'istruzione musicale poco più che mediocre arriva a capire che il giudizio di una commissione del genere non potrà neanche nella più rosea delle ipotesi risultare equo, perché è proprio impossibile essere esperti di settori musicali tanto diversi, che richiedono ognuno anni di studio specifici. Al fatto che la cultura italiana non riceva alcun incoraggiamento governativo ci hanno abituato troppi governi miopi convinti che solo gli enti lirici abbiano bisogno di soldi. Questa carenza centralistica è stata storicamente supplita da iniziative localistiche, ma ormai evidentemente anche le piccole comunità hanno perso ogni senso dell'importanza del sostentamento delle iniziative artistiche. E la concezione di questo bando comunale di reclutamento dei docenti, nel suo piccolo, lo dimostra.

Se avessi un figlio che volesse studiare musica ci penserei due volte prima di iscriverlo a un struttura che deprime la professionalità a favore dello sfruttamento praticato sulle spalle di docenti di materie musicali: a confronto, l'insegnamento privato offre ben altre garanzie di professionalità, purtroppo. Dico tutto questo con l'amarezza di cittadina e professionista del settore musicale: credere nelle istituzioni è ormai diventato un vero e proprio lusso, quando dovrebbero invece fornire le maggiori garanzie di serietà lavorativa. Come si farà a spiegarlo ai giovani e a convincerli a investire nella loro città?

(*) dottore di ricerca in Filologia musicale, docente di Letteratura poetica e drammatica nell'Istituto superiore di Studi musicali “G. Briccialdi” di Terni


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