A manipolare il pezzo meccanico, metterlo in posizione nella stazione spaziale internazionale, è stato Luca Parmitano, comandante della missione, il primo italiano che ha assunto quell’incarico. Ed è stata eccezionale la sua complessa “extravehicular activity”, insomma il lavorare faticosamente fuori della stazione, nel vuoto.
Ma è anche eccezionale che il pezzo che ha adoperato Parmitano “lavorato” anche a Terni, dove era stato “qualificato meccanicamente e termicamente” dal personale di Serms. Gli ingegneri ternani hanno lavorato lungamente nei loro laboratori ternani, fianco a fianco con il personale della NASA, del Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), sino ad arrivare al risultato finale, che ha permesso a Parmitano di mettere in loco il pezzo sicuro ed affidabile, che contribuirà ad un funzionamento ottimale della stazione.
L’azienda ternana, in verità, non è nuova ad importanti collaborazioni in ambito aerospaziale: “Opera infatti da quasi venti anni nel settore del testing, disciplina che mira ad aumentare la resistenza e l’affidabilità di componentistica destinata a svolgere le proprie funzioni in ambienti difficili (ad esempio con elevati shock meccanici o temperature estreme)” spiegano al Serms, con la maggiore semplicità che riescono.
Che cosa hanno fatto a Terni in definitiva? Hanno ricreato le stesse condizioni estreme che il “loro” pezzo incontrerà nello spazio, perché possa essere affidabile. Il Serms nato come spin off dell’Università di Perugia è ora parte di Umbragroup di Foligno.