Una trentina di portaborse al Comune di Perugia che rischiano di perdere il posto. A palazzo dei Priori, a pochi giorni dalla scadenza dei contratti degli assistenti dei gruppi consiliari, ventisei tra part time e tempo pieno, sale la tensione. Una situazione di incertezza che, ad ora, non vedrebbe soluzioni.
Ombra vertenza
Un lavoro precario che, come scritto esplicitamente nel bando che ha selezionato i portaborse del Comune, scadrebbe a fine consiliatura. Tra i corridoi di Palazzo si mormora anche dell’ipotesi di esternalizzazione delle funzioni oggi svolte dai lavoratori nei gruppi consiliare a favore di società di lavoro interinale. Ma chi lavora come assistente nei gruppi è per la maggior parte personale che svolge lavoro precario con continuità da anni e che potrebbe andare a giudizio, che tradotto vuol dire vertenza. Così come ad esempio è accaduto nel Comune di Pisa, dove i contratti a tempo determinato di sei portaborse sono stai trasformati dal giudice in contratti a tempo indeterminato.
Ma in merito c’è un’altra novità che riguarda il cerimoniale del Comune. Infatti, dal 19 giugno, la risorsa addetta a queste mansioni andrà in pensione. Ed ecco che in una circolare, una dirigente comunale chiede “nell’attesa di misure adeguate per poter mantenere il servizio della stessa, l’indispensabile collaborazione degli assistenti” dei gruppi consiliari ma anche a quelli degli assessori (i cui contratti sono invece salvi), la disponibilità a lavorare per il cerimoniale.
Nel dettaglio, saranno svolte dagli assistenti le attività preparatorie degli eventi consistenti in “sopralluoghi, comunicazione tempestiva al servizio stampa per conferenze e comunicati, per la promozione degli eventi e per la pubblicazione sul sito”. Inoltre ogni volta che gli assistenti prenderanno in carico la strumentazione necessaria per il cerimoniale, dovranno firmare un registro. Ulteriori istruzioni, conclude la circolare, verranno date durante un’apposita riunione che sarà convocata a breve. Il tutto senza certezza alcuna sul rinnovo o meno dei contratti in bilico. Insomma, come a dire dopo il danno la beffa.