Settecento euro per ciascuno dei 484 dipendenti (384 produttivi e un centinaio di impiegati) del sito Colussi di Petrignano. Dopo lo sciopero e la moblitazione, i sindacati lanciano un ultimatum all’azienda, che scade lunedì: nello stabilimento assisano non è stato firmato l’accordo per il premio di produzione a causa delle dimissioni della Rsu dopo le controversie sorte proprio sul patto in seguito alle votazioni maggio, ma i sindacati chiedono quei soldi per i dipendenti sotto forma di incentivo di disagio.
L’incontro tra Colussi e rsu è avvenuto giovedì, dopo che prima di Natale si era svolto uno sciopero di due giorni e mentre è tutt’ora in corso lo stato di agitazione. I 700 euro sono frutto di un 600 euro (gestionale) e di circa 300 euro di presenza sul lavoro, più altri 100 euro per i lavoratori che hanno il Fondo integrativo pensionistico. Ma senza accordo (quale è, come detto, il caso dello stabilimento petrignanese) il totale si abbassa del 17%: i 600 euro diventerebbero al massimo 498 euro e i 300 scenderebbero a 249, oltre ai 100 di fondo pensionistico che rimangono gli stessi.
Lunedì è prevista l’assemblea in fabbrica e se l’azienda dirà no, ripartirà la protesta. Che potrebbe peraltro aprirsi su altri fronti, visto che – una volta chiaritisi sull’accordo – sindacati e azienda torneranno a discutere per turni, flessibilità , banca ore e interinali