“Colpire, colpire e ancora colpire. Non rinunciare allo scontro diretto con il sistema, alla lotta armata. Costi quel che costi“. Così, in un’intervista Alfredo Cospito istigava i “compagni” anarchici a passare dalla teoria all’azione. Solo che Cospito era già in carcere, per una condanna a seguito di una delle varie indagini sulle azioni violente che lo vedono coinvolto.
Lui, il teorico dell’anarchia-insurrezionalista in Italia, secondo gli inquirenti, ha trovato nello spoletino Michele Fabiani il suo braccio operativo. Colui che quelle parole riesce a veicolarle ad altri, attraverso il periodico “Vetriolo“. Anzi, “aperiodico”, come gli anarchici chiamano quella pubblicazione data alle stampe per la prima volta a Milano nel febbraio del 2017. “Un giornale di denuncia e da denuncia” si legge nel numero zero. A cui ne sono seguite altre cinque edizioni, stampate a Spoleto. Da gruppo che ruota intorno al Circolaccio Anarchico.
Un migliaio di copie ogni volta. Che però vengono lette in riunioni, pubblicate sui blog e sugli strumenti che, messo da parte il telefono facilmente intercettabile, gli anarchici preferiscono utilizzare per comunicare fra loro. Anche dal carcere, come nel caso di Cospito, grazie alla complicità di coloro che gli fanno visita.
Fabiani e Cospito si sono conosciuti quando lo spoletino era stato arrestato per un’indagine condotta in Umbria e in altre parti d’Italia sempre sulle azioni attribuite all’estremismo anarco-insurrezionalista.
“Non si vuole ovviamente censurare la libertà di espressione, ma l’istigazione e fatti di violenza molti gravi“, spiega il procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone. Accanto a lui, in conferenza stampa, il coordinatore della Procura di Milano, Alberto Nobili. Entrambi evidenziano la pericolosità di quei messaggi, pronti ad essere tradotti in azioni violente.
L’indagine è infatti partita da Milano, dove nel febbraio del 2017 gli anarco-insurrezionalisti hanno voluto dare voce alle proprie idee attraverso la rivista “Vetriolo”. Teorie di cui l’ideologo è Cospito.
Michele Fabiani, secondo gli inquirenti, è appunto il suo braccio operativo. In Umbria, sempre secondo gli inquirenti, emergono fatti più gravi attribuiti all’area anarco-insurrezionalista che gravita intorno al Circolaccio di Spoleto. Che si occupa di redire “Vetriolo”. E non solo, secondo gli inquirenti. Che ad esempio sospettano che da lì sia partita l’idea di danneggiare le auto di Poste Italiane a Foligno, come racconta il pm Manuela Comodi.
Per il gip non ci sono gli elementi per contestare al gruppo questa ipotesi di reato. Ma vanno comunque fermati, perché possono rappresentare un pericolo. In nome di quell’azione che deve appunto seguire alla teoria. L’elemento che ha convinto il pm e poi il gip a intervenire, come spiega ancora Comodi, “la rispondenza temporale e tematica tra gli iscritti istigatori e alcuni attentati che si sono susseguiti tra la fine del 2017 e il 2019 in varie parti d’Italia“.
Insomma, secondo gli inquirenti una serie di attentati e atti dimostrati rivendicati da gruppi dell’anarco-insurrezionalismo sarebbero stati compiuti seguendo gli scritti del “Vetriolo”.
“Come teorizzato da Cospito – prosegue il pm Comodi – questo nuovo gruppo non disdegna contaminazioni con altri gruppi di protesta, utili per singole azioni dirette allo scopo di sovvertire lo Stato“. Nobili, in particolare, ricorda a Milano le infiltrazioni nei cortei no vax, così come avvenuto a Roma con gruppi neofascisti. Devastazioni – non solo quelle di Milano – che vedono indagati anche alcuni anarco-insurrezionalisti.
Giovedì mattina è scattata l’operazione dei carabinieri del Ros di Perugia e Milano, sotto il coordinamento del Ros nazionale e della Procura generale antimafia. Con il supporto dei comandi provinciali di Cagliari, Cosenza, Cremona, Genova, Lecce, Massa, Perugia, Roma, Taranto e Viterbo. Per prevenire azioni di una certa gravità già avvenute in varie città italiane, ha ricordato il generale di Divisione Pasquale Angelosanto.
L’ordinanza del gip ha riguardato sei persone. Oltre a Cospito, già in carcere, arresti domiciliari per Michele Fabiani, con applicazione del braccialetto elettronico.
Due delle altre quattro persone colpite dall’obbligo di dimora, insieme agli obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, avevano da poco chiesto di trasferire la residenza dal nord Italia a Spoleto.
Persone indagate a vario titolo per le ipotesi di istigazione a delinquere e istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
E poi perquisizioni e sequestri, a carico dei sei ma anche di altre persone. Materiale che è ora al vaglio degli inquirenti. In particolare, a casa di uno degli anarchici è stato trovato un elenco dettagliato delle sedi della società pubblica Leonardo. E di altri siti sensibili, pubblici e militari.
Sono stati inoltre oscurati siti e blog che veicolavano messaggi del mondo anarco-insurrezionalista ritenuti pericolosi. Da qui l’ipotesi di istigazione al terrorismo contestata. A cominciare, appunto, dagli articolari comparsi sul “Vetriolo”. Giornale nel quale si inneggia a Gaetano Bresci, l’anarchico che il 29 luglio del 1900 uccise a Monza il re d’Italia Umberto I di Savoia. Un eroe da imitare, secondo gli anarco-insurrezionalisti di oggi, perché col suo gesto ha posto le condizioni per la fine della tirannide.
Quella tirannide oggi rappresentata dalla dittatura sanitaria. Contro la quale gli anarco-insurrezionalisti cercavano, secondo gli inquirenti, complicità nel mondo no vax e no pass per le loro azioni violente. Ma il vaccino, in questo caso, rappresenta solo un pretesto.
E durante il lockdown, secondo quanto accertato dagli inquirenti che ne seguivano i movimenti, Michele Fabiani e altri hanno continuato a circolare per fare incontri, discutere e diffondere le loro idee insurrezionaliste.
Subito dopo l’arresto del figlio Michele, a Spoleto Aurelio Fabiani ha comunicato sui social quanto stava avvenendo. Commentando poi, mentre si stava svolgendo a Perugia la conferenza stampa al Comando regionale carabinieri: “Vietato stampare e diffondere idee rivoluzionarie per lo Stato democratico e liberare“. Ricordando il diverso trattamento che sarebbe stato riservato ad indagati per altri reati.
Poche ore prima, mentre l’operazione dei Ros era ancora in corso in varie città italiane, il Partito dei Carc Umbria ha espresso “piena e incondizionata solidarietà a tutti i compagni arrestati e inquisiti“.