Se i pensionati e in generale le famiglie vedono attenuarsi i propri redditi, chi ha bisogno di un’assistenza in casa ricorre sempre più spesso a rapporti non in regola. Contro il rischio del dilagare del lavoro nero anche in Umbria, regione dove vivono circa 230mila ultrasettantacinquenni, Fipac Confesercenti, la Federazione Italiana Pensionati Attività Commerciali, propone di abbattere il lavoro nero consentendo il recupero del 19% sul totale delle retribuzioni pagate e non solo su 2.100 euro come oggi.
Tema che, insieme ad altri, è stato ampiamente dibattuto nell’ultimo Consiglio direttivo di Fipac Confesercenti Umbria.
In particolare, il consigliere nazionale Fipac Sergio Giardinieri e il referente regionale Pier Francesco Quaglietti, rifacendosi sia alla pubblicazione del “Primo paper rapporto Family 2024” elaborato dal Censis su “la fatica delle famiglie: una difficile articolazione della domanda di cura”, sia al Sesto rapporto annuale sul lavoro domestico, predisposto dall’Osservatorio di Domina, hanno illustrato ai componenti del Direttivo aggiornamenti riguardanti l’Umbria e l’Italia.
I dati sul lavoro domestico
“Negli ultimi anni, applicando il tasso di irregolarità revisionato dall’Istat, il numero di persone coinvolte supera i 3,3 milioni. L’Umbria – ha sottolineato Sergio Giardinieri – è una regione dove sono registrati verso l’Inps 17.120 lavoratori domestici, di cui 9.253 badanti e 7.867 colf, con trend nel periodo 2014-2023 del +6,5% delle badanti e del -29,6% per le colf. Guardando i dati per la spesa delle famiglie, in Umbria il costo totale sia stato pari 151 milioni, di cui 119 per retribuzioni, 9 per TFR e 23 per contributi”.
La popolazione anziana
Pier Francesco Quaglietti nel suo intervento ha sottolineato come “con la deriva demografica abbiamo in Italia quasi 9 milioni di persone con una età uguale o superiore a 60 anni, il 55% delle quali, circa 5 milioni, vivono da sole. In Umbria si tratta di 129mila anziani, di cui 78mila vivono da soli, con una percentuale del 60,5% non solo superiore al dato nazionale, ma che rappresenta il più alto rapporto tra le regioni. Ed ovviamente, con l’aumentare dell’età aumenta il rischio di malattie croniche ed il bisogno di assistenza. Non è un caso che la maggior parte dei datori di lavoro domestico abbia almeno 60 anni e il 37% di questi sia over 80 anni”.
I redditi
Dopo aver evidenziato questi dati, Quaglietti ha presentato l’analisi sui redditi netti dei soggetti con entrate prevalenti da pensione. I dati confermano che la quota da destinare a una collaborazione esterna è ridotta, quando praticamente impossibile. Secondo le dichiarazioni 2023 relative all’anno 2022, oltre 3.284mila pensionati hanno un reddito inferiore a 10.000 euro, altri 2.248mila hanno un reddito compreso tra 10 e 15mila euro, altri 2.273mila pensionati tra i 15 e i 20 mila euro, oltre 3.112 mila persone risultano nella fascia di reddito 20-29 mila euro: in pratica, oltre l’80% dei contribuenti”.
Da qui le difficoltà ad attivare un rapporto di lavoro regolare. Può aiutare allora, è la riflessione del Consiglio direttivo Fipac Confesercenti Umbria, per far emergere l’irregolarità, consentire al contribuente di recuperare il 19% sul totale delle retribuzioni pagate e non solo su 2.100 euro, come oggi.