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Citta di Castello, Le “emergenze abitative” al centro del dibattito in commissione servizi

Redazione

Citta di Castello, Le “emergenze abitative” al centro del dibattito in commissione servizi

Ven, 17/01/2014 - 13:02

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E’ stata un’occasione di confronto molto proficua, che ci ha permesso di tracciare per la prima volta un quadro delle emergenze abitative della città e di ricevere importanti indicazioni sull’azione dell’Amministrazione Comunale, dell’Ater e della Caritas Diocesana, grazie alle quali potremo portare le nostre proposte sulle politiche per la casa in consiglio comunale”. Questa la sintesi del presidente della commissione consiliare permanente Servizi, Cesare Sassolini, sui lavori della riunione tenutasi nella serata di giovedì 16 dicembre nella residenza municipale di Città di Castello. Sassolini (Polo Tifernate) ha introdotto l’assemblea sottolineando la volontà di aprire il confronto per conoscere la reale dimensione dell’emergenza abitativa nella realtà tifernate e valutare le azioni da intraprendere per arginare il fenomeno. Numerose segnalazioni di famiglie in difficoltà a seguito di sfratti esecutivi e la stessa crisi economica hanno accentuato le situazioni di disagio, ma hanno richiamato l’attenzione anche sull’urgenza di una nuova politica della casa che punti sul rilancio dell’edilizia popolare, con l’esigenza di mettere a disposizione ulteriori alloggi, anche in altri comuni, ma verificare pure il permanere delle condizioni di bisogno negli assegnatari degli appartamenti.
Le voci degli intervenuti – L’assessore al Sociale Andreina Ciubini ha sottolineato come negli anni il Comune “abbia dato sempre risposte precise e puntuali a tutte le emergenze abitative”, ma ha fatto presente che le possibilità di intervento, di recente, siano cambiate, per la quasi totale cancellazione dei fondi nazionali e per una situazione economica grave, che vede sempre più persone senza lavoro mantenere se stesse, i figli e un alloggio. “Nonostante tutto – ha puntualizzato Ciubini – cerchiamo di dare soluzioni a chi non ha più un alloggio o fatica a mantenerlo e abbiamo per questo inserito 100 mila euro in bilancio per le emergenze abitative, grazie ai quali abbiamo già aiutato moltissime persone in difficoltà nel pagare affitti e utenze domestiche”. L’assessore ha ricordato come, insieme alla Caritas, siano state messe in campo diverse risposte alle povertà e alle emergenze: dall’Emporio della Solidarietà ai posti letto individuali riservati per convenzione nella casa famiglia dell’ente diocesano. “In primo luogo prestiamo massima attenzione a chi risiede nel nostro comune, ma siamo molto attenti a che nessuno resti fuori a dormire”, ha spiegato Ciubini, che ha evidenziato come arrivino sempre più persone provenienti dai comuni vicini, “perché quella tifernate è l’unica amministrazione del comprensorio che ancora riesce a dare certi sostegni, non solo per la casa, ma anche per l’infanzia e gli anziani”. Sulle case popolari, Ciubini ha ricordato che è ancora vigente la graduatoria del 2010, dove sono in lista 160 persone, con altre 44 che non hanno completato le pratiche, per un totale di oltre 200 persone che stanno aspettando un alloggio. “Con l’Ater abbiamo reperito 6 appartamenti, nei quali servono però lavori di manutenzione prima della consegna”, ha puntualizzato l’assessore. “Abbiamo ricevuto 85 richieste di acquisto di case popolari – ha riferito Ciubini – che potrebbero magari servire a sostenere eventuali nuovi investimenti dell’Ater”.

Numeri. A integrare l’intervento dell’assessore è stata la responsabile del Servizio Ufficio di Piano Maria Cristina Donati Sarti, che ha fornito i dati relativi agli interventi per le emergenze abitative. Rispetto alla misura straordinaria per il disagio abitativo, finanziata dal Comune con 100 mila euro, dal 24 agosto al 14 dicembre 2013 sono state presentate 98 domande di assistenza, di cui 48 per sfratti e il resto per il distacco delle utenze domestiche, che hanno interessato complessivamente 350 persone residenti da almeno tre anni nel comune. Per l’accesso all’assistenza è stato individuato un reddito Isee da zero a 6’500 euro e sul totale delle domande presentate 14 erano di persone o famiglie con Isee pari a zero euro. Fino a questo momento, sono stati prelevati dal fondo 65mila euro, con un importo medio del contributo erogato di 660 euro a nucleo familiare, mentre per gli sfratti esecutivi il contributo più alto è stato di 1.200 euro. Gli sfratti hanno riguardato italiani per il 46% e in percentuali molto più basse maghrebini e immigrati dell’Est Europa. Donati Sarti ha sottolineato che tutte le persone che hanno beneficiato dei contributi hanno successivamente presentato, presso gli uffici, i bollettini o le ricevute di versamento delle somme concesse, a certificazione del corretto utilizzo del denaro ricevuto. Le famiglie che hanno avuto accesso ai contributi sono prevalentemente monoreddito, con minori a carico, e in numero rilevante famiglie monogenitoriali, in alcuni casi con disagio non solo economico.
Il vice sindaco e assessore all’Urbanistica Michele Bettarelli ha condiviso l’analisi dell’estrema criticità delle situazioni legate alle emergenze abitative che l’amministrazione affronta quotidianamente, segnalando come una risposta significativa in termini urbanistici sia stata data con la variante generale alla parte strutturale del Prg recentemente approvata. “Anche in base alle disposizioni di legge – ha spiegato Bettarelli – abbiamo riservato quote importanti di edilizia sociale che andranno successivamente definite in percentuali e localizzazioni, tenendo conto delle difficoltà che incontrano un numero sempre più consistente di famiglie”.
Il presidente dell’Ater Alessandro Almadori ha descritto l’ente come una realtà sana, con un utile di 680 mila euro nell’esercizio 2012, che si confronta, però, con una minore disponibilità di contributi (l'ultima programmazione effettuata con il Programma Operativo Annuale è del 2010) e una maggiore esposizione finanziaria dovuta alla recente tassazione (l’anno scorso sono stati pagati oltre 2 milioni e mezzo di Imu). Almadori ha indicato uno dei canali di finanziamento nelle risorse che derivano dai fondi strutturali europei 2014-2020, grazie ai quali potrebbe ricevere nuovo impulso una politica abitativa che ha visto l’Umbria sempre molto attenta a sfruttare le opportunità, come dimostrano gli oltre 3 mila alloggi costruiti dal 2005 con l’esaurimento dei fondi a disposizione. Scendendo nel dettaglio della situazione gestionale degli alloggi in Umbria, che in tutto sono 8.745, il presidente dell’Ater ha definito molto limitati gli abusi e le irregolarità relativi alla legittimità dell’occupazione degli appartamenti, facendo presente che grazie alla collaborazione con la Guardia di Finanza vengono puntualmente verificate situazioni sospette o segnalazioni di possibili violazioni dei requisiti necessari. Per quanto riguarda Città di Castello, dove sono 283 gli alloggi dell’Ater, Almadori ha confermato la presenza di 6 appartamenti liberi che nell’arco di un mese e mezzo circa saranno messi a norma per poi essere assegnati. Il presidente dell’Ater ha espresso perplessità sul fatto che la vendita di alloggi di edilizia residenziale pubblica possa rappresentare una soluzione efficace alla carenza di fondi, perché potrebbe privare l’ente di una parte consistente di patrimonio e degli inquilini in genere più assidui nei pagamenti (a fronte di un 30% di assegnatari morosi), ma ha comunque evidenziato che dalla vendita degli alloggi a Città di Castello, per i quali sono in corso le stime del valore immobiliare, potrebbero scaturire risorse per investimenti nelle due aree di proprietà dello stesso sodalizio.
Il dirigente del settore Assetto del Territorio Federico Calderini ha aggiunto che, non appena saranno resi disponibili i sei alloggi dell’Ater da ristrutturare, si procederà all’assegnazione scorrendo la graduatoria del 2010. Quanto alle aree oggetto di possibili investimenti futuri dell’Ater, è stato evidenziato che le proprietà, per una previsione urbanistica di 11 mila metri cubi, si trovano a Riosecco, vicino ai condomini popolari già realizzati e che l’orientamento del Comune è di evitare ulteriori concentrazioni di appartamenti di edilizia residenziale pubblica nella stessa area, per cui andranno trovate soluzioni alternative.
Sulle modalità di intervento della Caritas tifernate, il vice presidente Pierluigi Bruschi ha innanzitutto spiegato che il sodalizio garantisce l’accoglienza a singole persone per un periodo transitorio, comunque breve. “Il nostro è un domicilio temporaneo, che attualmente mette a disposizione 15 posti per uomini e cinque per donne, con due posti riservati per convenzione al Comune di Città di Castello”, ha aggiunto Bruschi, che ha preannunciato nuove iniziative in considerazione della crescente domanda di accoglienza. Nel corso dell’anno verranno recuperati due immobili a San Giustino e Città di Castello (in località San Martin d’Upò), grazie ai quali potranno essere disponibili tre posti letto singoli e un appartamento per una famiglia, nel primo caso, e tre camere nel secondo caso. Per il prossimo anno l’idea è di coinvolgere il Comune tifernate nel recupero di ulteriori immobili.

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