La chiesa di San Lorenzo in Vineis di Orvieto sarà restaurata. L’intervento di consolidamento e restauro del complesso che si trova all’interno del cimitero monumentale, di proprietà del Comune, è stato infatti finanziato con 1,5 milioni di euro nell’ambito del Nuovo programma delle opere pubbliche del Commissario straordinario alla Ricostruzione sisma 2016.
Nell’ambito della categoria di finanziamento riservata ai cimiteri, rispondente ai criteri dell’avviso del Commissario alla ricostruzione, il Comune di Orvieto ha partecipato con il progetto di restauro del complesso di San Lorenzo in Vineis dopo gli ultimi danneggiamenti subiti tra il 2011 e il 2013, anche a causa di un fulmine, che squarciò la parte superiore della struttura.
Nello specifico, l’intervento è finalizzato al ripristino della piena agibilità dell’edificio, al fine di salvaguardare il bene monumentale e il suo contenuto, in particolare l’altare, la pavimentazione in cotto cinquecenteschi e le cappelle settecentesche della chiesa. Sono previste tutte le operazioni volte al miglioramento sismico della struttura, mediante consolidamenti localizzati delle lesioni nelle volte e nelle pareti, il consolidamento della cupola della chiesa, il rifacimento della copertura della sacrestia parzialmente crollata e il consolidamento di solai e volte del convento. Per la chiesa è previsto inoltre il restauro di tutti gli elementi non strutturali quali cornici, stucchi, altari, affreschi e pavimentazione.
Come ha spiegato il vicesindaco con delega al Patrimonio Mario Angelo Mazzi “dopo oltre 20 anni di tentativi dai primi lavori di restauro essere riusciti a centrare questo risultato è motivo di grande soddisfazione per l’Amministrazione comunale ma soprattutto un grande successo per la città. Il valore di questo complesso è innegabile non solo per il pregio architettonico ma anche per quello che rappresenta per la storia orvietana. Vederlo compromesso, danneggiato e abbandonato era una ferita che andava sanata. Ora l’obiettivo dell’intervento è la riapertura al pubblico della chiesa mentre per il convento, struttura di origine duecentesca, prevediamo l’utilizzo anche come alloggio per gli archeologi”.