Lu. Bi.
È il pubblico ministero di Terni, Elisabetta Massini, ad aver avviato un'indagine sulle presunte malversazioni avvenute all'interno della curia di Terni, quando era vescovo Vincenzo Paglia, ora in carica in Vaticano come presidente del pontificio consiglio della famiglia. La notizia è apparsa questa mattina sul “Corriere della Sera”, secondo cui gli inquirenti ipotizzerebbero i reati di truffa e bancarotta nell'ambito di alcune operazioni immobiliari che avrebbero portato un buco nelle casse della diocesi di circa 20 milioni di euro.
“Tutto si è svolto in modo regolare. Tutto è stato fatto in accordo con i cda e con l'istituto sostentamento clero” – sarebbero le parole con le quali Vincenzo Paglia si sarebbe difeso dalle ipotesi di reato.
Sembra che la delicata questione sia addirittura finita nella relatio (il dossier segreto di Benedetto XVI) del Papa, ora, a quanto scritto dal “Corriere”, al vaglio di Papa Francesco.
Gli agenti della Squadra Mobile, coordinata da Francesco Petitti, stanno svolgendo gli accertamenti del caso, mentre Vincenzo Paglia si difende dicendo che: “C'era un problema nell'amministrazione che mi ha preceduto, e abbiamo avviato una serie di costruzioni di vari complessi parrocchiali. Il denaro che abbiamo utilizzato doveva rientrare dalle casse parrocchiali, cosa che non è accaduta. Il debito è andato a gravare su una situazione già precaria per effetto della compravendita di alcuni immobili ad uso della diocesi. Era in progetto un risanamento finanziario attraverso la vendita di alcuni immobili della diocesi, ma la crisi ha impedito di venderli a prezzi di mercato, perciò abbiamo deciso di non 'svendere', esponendoci pesantemente in banca”.
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