E’ un giorno dove ogni parola può essere fraintesa e ogni gesto superfluo diventare offensivo. Il 15 maggio è per Gubbio una data “sacra” in tutti i sensi e l’atmosfera tensiva, mista a trepidazione, che si respira è percepibile già durante l’ardua ricerca di un posto auto. La città è vestita a festa, ornata dagli innumerevoli stendardi con i colori dei Ceri, il giallo di Sant’Ubaldo (patrono degli eugubini tutti e protettore dei muratori), l’azzurro di San Giorgio (protettore dei commercianti) e il nero di Sant’Antonio (protettore dei contadini). Nel raggiungere il centro storico si è come “scortati” da gruppi di silenziosissimi eugubini, “concentrati” e vestiti con i tradizionali abiti da ceraioli. Capita spesso di incontrare anche nuclei familiari “divisi”, per un giorno, da colori diversi. C’è nell’aria una “gioiosa solennità” alquanto contagiosa e suggestiva.
L’attesa – La lunga giornata inizia già dalle 5.30 quando i tamburini, seguiti dalla banda, suonano la sveglia per i protagonisti della Corsa, i due Capitani e i tre Capodieci. Il campanone di Palazzo dei Consoli, invece, interrompe il sonno dell’intera Gubbio, pronta ad affrontare il giorno più importante dell’anno. Piazza grande, alle 10, è già stracolma della solita marea umana e, dopo il “corteo dei Santi” e la sfilata per le vie del centro storico, anche i ceraioli si riversano a fiumi nell’immenso spazio pensile e dentro il Salone dell’Arengo di Palazzo dei Consoli, dove i Ceri “riposano” in attesa dell’alzata.
L’Alzata – L’emozione comincia a salire dopo la benedizione del vescovo Mons. Mario Ceccobelli, che per qualche secondo “interroga” con un “Pronto?” il microfono mal funzionante, e l’incontro tra Piero Angelo Radicchi, Primo Capitano (comandante della Corsa in città), e Francesco Ranghiasci, Secondo Capitano (responsabile dell’Alzata e della corsa sul Monte). E’ proprio quest’ultimo a dare il via libera per aprire le porte del Palazzo dei Consoli, da cui escono i tre Capodieci del 2015, Andrea Marcheggiani (Sant’Ubaldo), Andrea Fronduti (San Giorgio) e Daniele Battistelli (Sant’Antonio), che si dirigono verso le rispettive “barelle”. Il boato della folla e i rintocchi del campanone accompagnano poi l’uscita dei tre ceri, trasportati dalla “lava umana” gialla, azzurra e nera dei ceraioli. Dopo l’assemblaggio dei ceri con le barelle, è la volta delle tre statue dei Santi, baciate e accarezzate dai propri capodieci prima di essere poste in cima alla struttura. Infine, sempre dalla sala dell’Arengo, escono le tre brocche, consegnate singolarmente nelle mani di Marcheggiani, Fronduti e Battistelli.
L’urlo della piazza stracolma (ci sono bambini arrampicati ovunque fin sopra le mura) sale alto e un brivido percorre tutti i presenti i quali, a stento, provano ad ignorare il turista straniero che si rivolge verso Sant’Ubaldo dicendo “I love the yellow one!”. Le brocche sono state appena lanciate (sono le 11.55) e i capodieci si gettano in avanti per facilitare l’alzata in verticale dei Ceri, che a tutta velocità si apprestano a fare le tre “birate” (quattro per Sant’Antonio, a cui tocca anche il cero più pesante) intorno al pennone posto al centro della piazza (un “incubo” per i fotografi). La Corsa è ufficialmente iniziata, anche se con una “penduta” da brivido per il cero del patrono nel terzo giro. Le tre macchine a spalla fendono la coloratissima folla per entrare in via XX settembre. Il diluvio tanto annunciato non è arrivato, anche se alcune gocce sono riuscite comunque a far allarmare tutti. Un anziano, con uno stile invidiabile, stempera la paura esclamando: “E’ stata solo la benedizione di Sant’Ubaldo”.
Tradizione e Corsa – Dopo il momento clou della giornata i Ceri, ognuno con un percorso diverso, si disperdono per le vie della città per la tradizionale “Mostra”, durante la quale la statua del santo viene toccata e baciata dagli eugubini ed ex ceraioli che si sporgono dalle finestre. Intanto la festa entra nel vivo e sul menù del pranzo, consumato sotto gli Arconi, non può mancare il tradizionale “baccalà alla ceraiola”. I tre Ceri concludono poi la fase di “riscaldamento” e vengono portati a “riposare” in Via Savelli della Porta: qui sono lasciati, in orizzontale, su piedistalli ad incastro, in attesa della corsa vera e propria, che scatterà alle 18 circa. E’ questo uno dei momenti in cui gli eugubini dimostrano tutta la loro devozione verso il proprio cero di appartenenza, intonando canti propiziatori insieme ai ceraioli e sfidando la folla solo per toccare il Santo. E la cosa che colpisce di più è la “sana rivalità” tra i componenti delle diverse Corporazioni, che spesso e volentieri, a discapito del colore, si abbracciano e scherzano goliardicamente. Ovviamente può anche capitare di assistere a tafferugli…
Intorno alle 18, come detto, i tre Ceri ripartono a velocità forsennata passando per la Calata dei Neri, il Corso e giù da Meli. Una breve sosta e poi via ancora per la Calata dei Ferranti, il mercato, l’ospedale, San Martino e via dei Consoli. Altra sosta all’ingresso di piazza Grande per le “birate della sera” poi ancora di corsa in via XX Settembre, il primo Buchetto e il secondo Buchetto fino alla porta dell’Angelo (o di Sant’Ubaldo). Qui ha luogo l’ultima sosta, che precede l’ascesa al Monte Ingino, verso la basilica del santo patrono.
L’ascesa al Monte Ingino – Al grido di “via ch’eccoli” comincia l’ultima fatica dei ceraioli lungo i 9 tornanti polverosi e sdrucciolevoli (un percorso in salita di circa 1700 metri) dove, oltre alle migliaia di persone assiepate ai lati della strada, anche la natura sembra farsi da parte con i pini imponenti che osservano l’improba avanzata dei ceri.
A dispetto dell’anno scorso, quando San Giorgio salì sopra al cero di Sant’Ubaldo impedendo di fatto la chiusura della porta, questa volta i battenti della basilica sono stati serrati in tempo grazie allo sprint decisivo dei ceraioli del patrono. Nonostante ciò, però, è prevalso lo spirito della festa e della solidarietà: per la prima volta, infatti, i santubaldari hanno deciso di non “smontare” il proprio cero e, non senza qualche polemica, hanno fatto entrare San Giorgio e Sant’Antonio dentro il chiostro della basilica per un gran finale “corale” in omaggio al patrono eugubino.
Pochi minuti dopo l’ingresso dei tre Ceri in basilica è cominciato a piovigginare con il sole al tramonto che ha illuminato la marea umana in festa . Forse Sant’Ubaldo, questa volta, ha davvero deciso di dare la sua “benedizione” a questa memorabile giornata…