Nel dibattito che in questi giorni si è aperto in seguito alla intervista a Radio Radicale dell’assessore Juri Cerasini a proposito del costruendo centro commerciale “Querceto” in località Fabbreria, la Confcommercio di Spoleto interviene per ristabilire un punto fermo: a quel centro commerciale l’associazione si è opposta fermamente, platealmente e in modo inequivocabile fin dal 2008, come si era opposta all’intera impostazione del piano delle medie superfici.
“Già in fase di discussione del piano, ed eravamo nel 2008 – ricorda il presidente Tattini – esprimemmo pubblicamente all’amministrazione comunale la nostra totale contrarietà ad un atto il cui effetto – scrivemmo al tempo – era coprire Spoleto di una nuova colata di cemento e uccidere la rete commerciale esistente, che già allora cominciava ad essere duramente colpita dalla crisi. In documenti formali inviati all’amministrazione e in audizioni pubbliche presentammo circostanziate osservazioni critiche, per dimostrare l’inopportunità di una crescita così abnorme della rete distributiva. Osservazioni che sono state puntualmente ignorate da una politica sorda alle legittime istanze di quella parte di società che a Spoleto lavora e produce. In quella occasione – continua Tattini – facemmo notare l’incongruità tra le previsioni del piano e lo scenario delineato dagli effetti della crisi economica. Tanto più che Spoleto ha una densità di superfici commerciali in rapporto alla popolazione ben superiore alla media nazionale, e che l’idea che questi centri commerciali attirino utenza da fuori bacino si è rivelata, come da noi previsto, una pia illusione”.
Un altro capitolo della vicenda ci fu nel 2009: “A fine aprile – ricorda il presidente Confcommercio – in seguito ad una affollatissima assemblea di commercianti, chiedemmo all’amministrazione comunale di “congelare” gli effetti della graduatoria del bando per l’assegnazione delle autorizzazioni amministrative relative al nuovo piano – come prevede lo stesso piano “in presenza di rilevanti motivi di pubblico interesse o mutamento del quadro socio economico” – e alla futura amministrazione, quella in cui fu poi eletto il sindaco Benedetti, proponemmo un “patto di legislatura” per rivedere le condizioni e le opportunità di sviluppo della rete distributiva a Spoleto, alla luce delle nuove condizioni dell’economia. Nulla di tutto questo è stato preso in considerazione o accolto. E’ dunque l’amministrazione comunale la vera e unica responsabile di scelte che – già evidentemente sbagliate 5 anni fa – alla luce della pesantissima congiuntura economica appaiono addirittura scellerate. I tentativi di “smarcarsi” da certe decisioni, quando ormai è tardi, o di addebitare responsabilità “omissive” a chi ha tenuto – come Confcommercio Spoleto – una posizione di chiara e netta opposizione, sono inaccettabili. Ma più di tutto colpisce negativamente il fatto che, a fronte della riflessione sulla necessità di un nuovo modello di sviluppo che viene avvertita come urgente da economisti, urbanisti, uomini di cultura, società civile, etc., tante, troppe amministrazioni umbre continuino a pensare che – con il crollo dei consumi che sta falciando centinaia di imprese ogni giorno, una recessione spaventosa, una disoccupazione da record – costruire nuove superfici di vendita abbia un senso, porti ricchezza o lavoro. Continuino a non vedere che la ulteriore, inutile cementificazione del territorio significa distruggere l’unica vera risorsa ineguagliabile e dalle grandi prospettive economiche che abbiamo, ovvero il turismo, in tutte le sue declinazioni. E mentre le istituzioni litigano, o sono cieche, le nostre città muoiono, o perdono la loro identità. Dove porteremo i turisti, a vedere le cattedrali di cemento vuote? A passare le domeniche al centro commerciale? E sarà per un centro commerciale in più che Spoleto si distinguerà?”