Jac. Bru.
Approda nella aule del tribunale di Spoleto, guarda caso proprio alla vigilia delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, la vicenda della “Lista Celtica” di Scheggino, presentata per le elezioni comunali del 2010 ma poi esclusa dalla competizione elettorale in seguito alla denuncia di alcune presunte irregolarità, che portarono prima i Carabinieri e poi la procura ad indagare in merito.
Candidature fasulle – Il caso fece scalpore in un piccolo Comune come Scheggino, che conta poche centinaia di elettori. I responsabili della lista incriminata, di chiara ispirazione leghista – il nome completo era infatti “Lega Celtica Umbra” -, avrebbero candidato tra le proprie fila delle persone completamente all’oscuro della faccenda, falsificandone le dichiarazioni di accettazione dell’incarico grazie alla complicità di un pubblico ufficiale che si sarebbe premurato di autenticarle. A sostegno di questa tesi c’è il fatto che uno dei candidati della Lega Celtica era al contempo in corsa per un posto da consigliere anche in un’altra lista, quella che attualmente costituisce l’opposizione in consiglio comunale.
Già consigliere a pochi km di distanza – Ma c’è di più. Uno degli odierni imputati, stando a quanto riportato nelle carte processuali, avrebbe accettato la candidatura nella “Lista Celtica” attestando falsamente di non ricoprire alcun incarico politico nello stesso tempo, quando invece rivestiva la carica di consigliere comunale a pochissimi chilometri di distanza da Scheggino, nel Comune di Sant’Anatolia di Narco.
Le accuse – Furono proprio le denunce dei “candidati inconsapevoli” – una dei quali costituitasi parte civile nel processo – a far scattare le indagini da parte dei Carabinieri. Mentre l’ex candidato sindaco della lista ha già patteggiato la pena, il GUP ha disposto il rinvio a giudizio di altre 4 persone che sarebbero coinvolte a vario titolo nell’illecito. Tutti dovranno rispondere delle accuse di falso materiale in concorso. Su due di loro, inoltre, pende l’accusa di violazione del testo unico sulle elezioni comunali: il primo per essersi approfittato della buona fede di due propri parenti inducendoli a firmare la candidatura alla “Lista Celtica” spacciandola per altro; il secondo per aver dichiarato falsamente di non essere già consigliere comunale altrove.
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