La spaccatura sul cinghiale frena il fronte comune delle associazioni venatorie, che erano pronte a formulare all’assessore regionale Roberto Morroni le proprie osservazioni in merito alla bozza del calendario venatorio per la prossima stagione.
Nelle ultime ore, infatti, è arrivata una frenata da parte della Federcaccia sul documento che era stato siglato da tutte le associazioni venatorie regionale (la stessa Federcaccia, Libera Caccia, Arci Caccia, Enalcaccia, Anuu, Italcaccia, Cpa) dopo l’incontro effettuato nel giorno in cui Morroni comunicava alla stampa i provvedimenti straordinari per contenere i cinghiali.
Una riunione nella quale le associazioni avevano trovato l’accordo su sette osservazioni, in merito alla preapertura per le specie tortora, colombaccio, corvidi e acquatici e per la quaglia; ai periodi di caccia per lepre, fagiano femmina e volpe; al numero delle giornate di caccia e all’orario; alle deroghe (in particolare per storno, cormorano, piccione, torraiolo, tortora dal collare e fringuello); al tesserino ed ai giorni per l’attività di addestramento cani.
Non era stato invece trovato un accordo sulla proposta avanzata dall’assessore Morroni di posticipare di un mese la caccia al cinghiale (cioè dal primo novembre fino a tutto gennaio) così da allinearsi alle Marche, al Lazio e alla Toscana (con esclusione della provincia di Arezzo, dove finora, come in Umbria, la caccia al cinghiale iniziava a ottobre). Un provvedimento che l’assessore Morroni ha motivato con la necessità di evitare la migrazione degli animali verso quei territori dove la caccia è chiusa.
Per licenziare il documento con le osservazioni sul calendario venatorio la questione caccia al cinghiale era stata per il momento rinviata. Ma proprio problemi legati alla caccia agli ungulati hanno poi costretto ad una nuova pausa di riflessione, tanto che le associazioni, venerdì mattina, hanno comunicato all’assessore Morroni la necessità di avere a disposizione qualche altro giorno per poter far pervenire le proprie osservazioni unitarie.
La richiesta di frenare è arrivata dalla Federcaccia, che venerdì sera ha un incontro specifico proprio per discutere delle novità che la Regione intende introdurre sulla caccia al cinghiale. Modifiche che intendono ridurre il potere delle squadre dei cinghialisti, o almeno modificare le attività di selezione che queste svolgono per conto degli Atc, dato che il sistema sembra funzionare soltanto nell’area Foligno – Spoleto – Valnerina. Favorendo ad esempio la possibilità di sparare agli agricoltori provvisti di licenza di caccia.
I cinghialisti, infatti, hanno manifestato all’assessore la propria contrarierà in merito ad alcuni provvedimenti annunciati o prospettati. Morroni, anche in conferenza stampa, è stato chiaro: “Parliamo con tutti, ma ci confrontiamo con i soggetti istituzionali“. E cioè, le associazioni venatorie, degli agricoltori, ambientaliste e con gli Atc. Coloro che siedono nella Consulta faunistico-venatoria.
Morroni ha poi ribadito la necessità di tutelare la caccia (praticata da circa 23mila umbri, tra i quali 10mila cinghialisti) ma in modo armonico rispetto alle attività agricole e nella tutela della sicurezza lungo le strade umbre. Perché “gli interessi particolari non possono prevalere su quelli particolari” ha chiarito.
Da qui la sollevazione di alcuni responsabili di squadre di cinghialisti, che stanno preparando una manifestazione di protesta fuori dalla Regione per lunedì mattina. Alcune associazioni hanno già chiarito che non porteranno le proprie bandiere in piazza, altre ci stanno ragionando. Federcaccia dovrebbe prendere la propria decisione nella riunione di questa sera, che si annuncia infuocata, con i cinghialisti che chiedono di dare battaglia.