“Sudore, sacrifici e importanza della famiglia”. Sono questi i tre capisaldi del percorso di vita e della carriera di Fabrizio Ravanelli, raccontatosi ieri pomeriggio (venerdì 12 maggio), nella sala del Consiglio tifernate, grazie all’iniziativa del responsabile uffici Città di Castello di Banca Mediolanum Cesare Sassolini.
Ad introdurre la “lectio magistralis” di “penna bianca”, cominciata di diritto con la proiezione del suo gol contro l’Ajax nella finale di Champion’s League del 1996, c’erano anche il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, l’assessore allo sport Massimo Massetti e il consigliere regionale Cru della Figc, Claudio Tomassucci.
Gli inizi, il Perugia e l’esplosione
Davanti ad un pubblico di tifosi e appassionati l’ex calciatore 49enne ha ripercorso la sua carriera, dai primi calci nelle giovanili del suo paese perugino, Mugnano, fino alla Nazionale, passando per le importanti vittorie con Juventus e Lazio.
“Il sogno di diventare calciatore l’ho coltivato fin da piccolo – ha detto – Ci ho sempre creduto, così come ho creduto nell’importanza del lavoro e del sacrificio senza scorciatoie, evitando anche discoteche e distrazioni varie. Nella vita ho cercato di non avere mai rimorsi, puntando sempre al massimo, pur . Ho potuto far questo, ovviamente, grazie soprattutto alla mia famiglia, che in quel sogno ci ha creduto quanto me, e senza la quale non sarei mai arrivato a tali livelli”.
Grazie dunque anche ai sacrifici del papà, “che spesso prendeva permessi a lavoro solo per accompagnarmi agli allenamenti“, Fabrizio debutta nel 1986 tra i professionisti in C2, tra le file del Perugia, mettendo a segno 41 gol in 90 presenze. “Le prime paure e le prime difficoltà arrivano nella stagione ’89-’90“, quando Fabrizio sbarca all’Avellino in serie B, per la prima volta lontano dall’Umbria: “un’esperienza difficilissima, con i primi fallimenti, ma che al tempo stesso fu fondamentale nel fortificarmi il carattere, facendomi diventare un uomo”. Il riscatto arriva con il prestito in C1 alla Casertana, “con cui segnai anche una doppietta in casa della Ternana”, e nelle due stagioni con la Reggiana nel ’90-’92 in serie B (24 gol in 66 presenze): “All’esordio con gli amaranto segnai una tripletta contro il Verona, la stessa stagione in cui feci ben 16 gol”.
Dopo l’esplosione in Emilia, un giorno, a casa mia, squillò il telefono: era il presidente della Juventus Boniperti che invitava me e la mia famiglia a Torino
La Juventus
“La Juventus per me è stato un punto di partenza e un punto di arrivo a livello calcistico e umano, una vera scuola di vita“, ha confessato Ravanelli, che in poco tempo, da sesto attaccante, “dietro a mostri sacri come Vialli, Baggio, Muller, Platt e Casiraghi“, diventa titolare inamovibile con Trapattoni. Tra il ’94 e il ’95 la carriera di Fabrizio (30 gol in 53 presenze) si arricchisce di uno scudetto e di una Coppa Italia. “Nel 1994 – ha aggiunto – segnai 5 gol in una sola partita di Coppa Uefa contro il Cska Sofia, record per un calciatore bianconero nelle coppe europee. In più avevo mia moglie Lara incinta. Un giorno che non scorderò mai”.
La consacrazione con i bianconeri arriva il 22 maggio 1996, “la mia ultima partita con la maglia della Juventus”, con la vittoria della Champion’s League e la firma del momentaneo vantaggio.
La maturità
L’anno successivo Fabrizio si trasferisce al Middlesbrough dove, “nonostante il difficile ambientamento anche da parte della mia famiglia”, esordisce con un’altra tripletta, stavolta al Liverpool. “Silver fox”, così lo chiamano gli inglesi, mette a segno 32 gol in 50 presenze. Nel 97’ passa in Francia al Marsiglia (31 gol in 84 presenze), poi il ritorno in Italia, nella Lazio, dove nel 2000, vince Coppa Italia e Campionato, quest’ultimo grazie alla clamorosa sconfitta della Juventus contro il “suo” Perugia. Dopo due stagioni al Derby County (14 gol in 50 presenze) nel 2004 Fabrizio, “come avrebbe voluto papà”, finisce la sua carriera in Umbria, di nuovo tra i Grifoni, allenato da Serse Cosmi.
“Raggiungere un sogno con le proprie forze – conclude Fabrizio – è la gratificazione più grande che un essere umano può ricevere. Nella vita si può ottenere tutto se lo si vuole. Mai arrendersi alle prime difficoltà, bisogna sempre essere positivi per noi e per i nostri figli. Il nostro bicchiere deve essere sempre mezzo pieno”.