Umbria | Italia | Mondo

Caccia sospesa, incontro in Regione sui controricorsi per salvare l’apertura

E’ in corso in Regione la riunione con le associazioni venatorie umbre, convocate dall’assessore Roberto Morroni per fare il punto sul controricorso, dopo che il il presidente del Tar ha accolto la sospensiva per molte specie richiesta dalle associazioni ambientaliste.

Ad oggi, sino al giudizio di camera di consiglio fissato per il 4 ottobre, dall’apertura della stagione venatoria, fissata da Calendario al 18 settembre, si potrà sparare solo alle specie lepre, coniglio selvatico, merlo, pernice rossa, silvilago, colombaccio, ghiandaia, cornacchia grigia, moretta, gazza, volpe, lepre e allodola dal 1° ottobre. Il Tar ha infatti vietato, sulla base del parere non vincolante di Ispra a cui si appellano gli ambientalisti nel loro ricorso, di sparare alle specie quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone,
porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna, nonché per la piccola selvaggina.

L’assessore Morroni e i tecnici degli uffici hanno spiegato perché, visti i tempi ristretti e le modalità con cui è stato presentato il ricorso, la Regione si sia costituita successivamente. Presentando un ricorso redatto dai propri uffici legali e tecnici, in cui si chiede di annullare la sospensione decretata dal presidente del Tar. E comunque di anticipare la discussione del merito, considerando che il 4 ottobre farebbe perdere numerose giornate di caccia da Calendario.

Giovedì sera Morroni era presente alla festa del cacciatore che si è svolta a Deruta. E in quell’occasione si è fatto il punto si ricorso, ma sono stati anche manifestate critiche per i tempi con cui la Regione è arrivata ad approvare il Calendario venatorio.

Oltre al ricorso della Regione c’è quello presentato in precedenza da Federcaccia, in cui, oltre all’istanza di revoca dello stop e alla richiesta di anticipare l’udienza per la discussione sul merito, si propone, in subordine, di limitare lo stop alle sole specie migratorie. Il controricorso viene argomentato alla luce della certificazione resa dall’Ente Acque Umbro Toscana, che gestisce le dighe di Montedoglio e del Chiascio, circa la risorse idriche che hanno consentito di superare i disagi della siccità, tali comunque, per tempistica ed entità, da non compromettere la presenza di animali selvatici in Umbria.

(notizia in aggiornamento)