Caccia, inizio di stagione amaro: "Il miglior assessore? Una donna"

Caccia, inizio di stagione amaro: “Il miglior assessore? Una donna”

Redazione

Caccia, inizio di stagione amaro: “Il miglior assessore? Una donna”

Sab, 18/09/2021 - 18:32

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Le riflessioni di rappresentanti di club e associazioni venatorie alla vigilia di un avvio di stagione segnato da tante limitazioni

Lo stop sulla tortora (la cui caccia ha un’antica tradizione in Italia) ritenuto ingiustificato. La mancata deroga agli storni. La pesante presenza di predatori e cinghiali nelle campagne umbre. E una burocrazia che limita sempre più l’esercizio della caccia. Sono tanti i nodi evidenziati alla vigilia dell’avvio della stagione venatoria generale.

Caccia, inizio di stagione amaro

Mario Bartoccini (ricercatore faunistico); Francesco Ravacchioli (Club cacciatori le Torri); Evandro Caiello (Confavi Orvieto); Moreno   Raggetti  (Club del colombaccio Umbro Toscano); Claudio Tortoioli    (Associazione venatoria ambientale nata libera Perugia) puntano l’indice contro una “classe dirigente politica, burocratica e venatoria” che “penalizza economia e fauna, non affrontando con condizione di causa il problema”. E punta l’indice contro la “superficialità e il pressapochismo degli assessorati” che hanno tolto la tortora dal Calendario venatorio. Tra questi anche l’assessore umbro Roberto Morroni, di cui chiedono le dimissioni.


Caccia, al via la stagione venatoria
tra polemiche e incombenze burocratiche


“Che il nuovo corso regionale era cominciato malissimo – scrivono – si era capito già dallo scorso anno. Regione  gravemente inadeguata, anche rispetto al malgoverno degli ATC: anziché rinnovare i diversi organi in carica da decenni, ha tentato di rimuovere coloro che chiedevano più trasparenza e rinnovamento”.

Il ritardo nel contenimento degli storni

Viene giudicata “gravissima” la mancata autorizzazione in tempi adeguati delle autorizzazioni per il contenimento degli storni, che stanno provocando danni alle coltivazioni di pregio, vigneti, frutteti e oliveti.

Si ricorda che il primo settembre, “nonostante il vergognoso gioco al massacro di Ispra, animalisti e tribunali amministrativi”, la stagione venatoria è iniziata in 14 regioni. In alcune anche per tortora, colombaccio, merlo, cornacchia grigia, gazza. In Sicilia 5 giornate di preapertura, per colombaccio e coniglio, reintrodotto dopo la sospensione “imposta da catastrofici animalisti”: una “grande vittoria della civiltà rurale e le sue profonde tradizioni, battuto il fanatismo radical chic”.

Lo stop in Umbria

Ma in Umbria, viene rilevato, nessuna preapertura, nonostante la tradizione della caccia alla tortora, alla quaglia e la straordinaria presenza del colombaccio.

Una scelta imputata all’assessore Morroni, “d’accordo con Arci, Ispra, animalisti”. Per questo chiedono le dimissioni dell’assessore, a cui si imputa di aver seguito le richieste degli ambientalisti.

Tortora, pensare al prossimo anno

“Anche su questo – lamentano poi – un fuoco di paglia delle associazioni. Serve subito un atto semplicissimo e burocratico di Ispra, che consenta il prelievo della tortora per la prossima stagione venatoria”.

Apertura, ma niente festa

Per questi nodi, secondo gli scriventi, l’apertura della caccia non sarà una festa come solitamente è da sempre il primo giorno di caccia. Perché si perdono giornate e due specie, tortora e quaglia. E poi la pesante presenza dei predatori, volpi, corvidi, e cinghiali ormai ovunque. Animali che hanno la totale sopraffazione sulla selvaggina nobile stanziale, fagiani , starne, pernici, lepre.

L’impatto dell’agricoltura

Si sottolinea poi un altro aspetto che viene ignorato: l’impatto di alcune pratiche agricole. Come l’uso di pesticidi anche in zone non coltivate e di mezzi meccanici (vedi trinci), che annientano la vegetazione di siepi, argini e scarpate.

“Possiamo affermare senza giri di parole – scrivono – un fallimento totale degli Atc:,risorse ingenti agli agricoltori, senza chiedere un minimo di attenzione e partiche sostenibile, verso fauna e flora, fallimentare gestione economica, selvaggina nobile rarissima, nocivi e cinghiali furi controllo.

Abolire gli Atc – è la conclusione – è ormai, un passo obbligato, inutili e malgovernati, veri baracconi di balzelli e rapina di risorse verso i cacciatori”.

Al via una stagione deludente

Insomma, inizia una stagione “veramente deludente sotto ogni punto di vista”. Per questo si invoca un cambiamento radicale, come fatto da altri Paesi: caccia tutto l’anno per predatori e specie pericolose e dannose.

Paesi nei quali i praticanti venatori sono cresciuti del 60 %, mentre in Italia se ne è persa la metà. Nel mirino la legge 157/92 sulla caccia, che “ha imposto limitazioni assurde e inutili, burocrazia e intoccabilità che hanno distrutto tradizioni e biodiversità”.

L’elogio della Cecchini

Manca in Umbria, si lamenta, un interlocutore per una modifica equilibrata della normativa. “Senza dubbio il migliore assessore alla caccia degli ultimi trent’anni – scrivono – è stata una donna, Fernanda Cecchini. Lei non avrebbe mai preso decisioni senza ascoltare tutti, riceveva nel giro di 24 ore e sapeva ascoltare e decidere in autonomia negli interessi generali di cacciatori e agricoltori”.

Il ruolo del cacciatore

Né conforta, visto quanto accade, che la Corte Costituzionale abbia riconosciuto il ruolo centrale del cacciatore nella gestione faunistica e controllo del territorio.

“La caccia – scrivono – rappresenta molto di più. Oltre ad essere lo snodo centrale e moderno per una vera e concreta tutela ambientale e faunistica, che possa garantire equilibrio faunistico e sicurezza dei cittadini e delle sue attività”. Senza considerare l’economia che muove: mezzo punto di Pil, 2.350 aziende, 900.000 posti di lavoro. E ancora, tradizioni, cultura, socialità, conoscenze uniche e preziose per l’ambiente.

“In sintesi – concludono Mario Bartoccini (ricercatore faunistico); Francesco Ravacchioli (Club cacciatori le Torri); Evandro Caiello (Confavi Orvieto); Moreno Raggetti (Club del colombaccio Umbro Toscano); Claudio Tortoioli (Associazione venatoria ambientale nata libera Perugia) – la caccia articola una grande ricchezza, anche immateriale, che è parte integrante della storia del Paese, che nessuno potrà mai cancellare”.

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