Nel merito del ricorso degli ambientalisti si decide il 4 ottobre, ma già il 20 settembre sul blocco | Ipotesi di rinvio generale di una settimana
Di fronte ai ricorsi presentati da Federcaccia e Regione Umbria, che chiedevano di annullare il provvedimento che vieta la caccia a numerose specie, il presidente del Tar dell’Umbria, Raffaele Potenza, conferma lo stop alle specie quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna, nonché per la piccola selvaggina.
Il presidente del Tar anticipa però al 20 settembre l’udienza sull’eventuale revoca della sospensiva, che altrimenti resterà fino alla camera di consiglio, in cui si discuterà nel merito il ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste WWF Italia, Lipu, Legambiente Umbria, LAV, LAC ed ENPA. Nel decreto in cui aveva accolto la richiesta di sospensione, fissata al 4 ottobre.
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Il confronto tra Morroni e i cacciatori
Il nuovo provvedimento del Tar è arrivato al termine di una mattinata in cui le associazioni venatorie si erano incontrate con l’assessore Morroni e con i tecnici per valutare le decisioni da assumere. Morroni ha anche chiarito le motivazioni circa la tempistica con cui ha agito la Regione, presentando il suo controricorso.
I tempi del ricorso
Gli avvocati Bertinelli e Gallo, dell’Avvocatura regionale, hanno ripercorso tempi e modalità del ricorso depositato dagli ambientalisti nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 settembre e discusso dal presidente del Tar già la mattina del 5, tramite la procedura della “inaudita altera parte”, cioè senza la necessità di sentire la controparte, che in questo caso è appunto la Regione. La quale si è costituita in giudizio successivamente, ma senza poter presentare le proprie argomentazioni circa la scelta che poi ha portato al decreto di sospensione. La costituzione immediata, quindi, secondo gli avvocati della Regione, non sarebbe servita a nulla, dato che il provvedimento d’urgenza viene assunto senza contraddittorio.
In pratica, la strategia processuale adottata dagli ambientalisti è stata inattaccabile, tale da non consentire interventi immediati in opposizione.
Gli argomenti del controricorso
Nel suo controricorso la Regione argomenta, sulla base di rapporti scientifici, che l’apertura della caccia al 18 settembre non avrebbe pregiudicato il patrimonio faunistico regionale. E si ribadisce, inoltre, che anche l’esercizio venatorio è un diritto costituzionalmente riconosciuto.
Ipotesi cambi al Calendario venatorio
L’assessore Morroni ha quindi chiesto alle associazioni, entro il prossimo lunedì, le proposte circa il provvedimento che la Regione potrà adottare. C’è infatti, chi prospetta anche di far slittare l’inizio della stagione di caccia, che altrimenti, dal 18 settembre, sarebbe limitata alle sole specie lepre, coniglio selvatico, merlo, pernice rossa, silvilago, colombaccio, ghiandaia, cornacchia grigia, moretta, gazza, volpe, lepre e allodola dal 1° ottobre. Questo, eventualmente, anche nell’ottica di accorciare un lungo periodo di caccia alla stanziale, vista l’apertura della caccia al cinghiale per il 16.
Varie le ipotesi al vaglio. Modificare il Calendario venatorio con apertura posticipata, magari dopo il 1° ottobre, come auspicato da Ispra. Lasciare l’apertura al 18 settembre, ma solo per le specie non sospese. Prevedere nuove date sulla base del pronunciamento del 20 settembre.
Nel merito del ricorso si confida comunque nel fatto che venga riconosciuta la mancanza di criticità per la selvaggina dovuta alla siccità, uno degli aspetti su cui punta il ricorso degli ambientalisti, anche alla luce del parere di Ispra.