“Ma la legge è uguale per tutti, oppure no? Vogliamo ritornare ai tempi del Marchese del Grillo quando, se un plebeo non rispettava i postulati di legge, veniva punito severamente e un patrizio no?”. Così, provocatoriamente, un gruppo di cacciatori e rappresentanti di club e associazioni spontanee – Sergio Gunnella e Evandro Caiello (Confavi Umbria), Mario Bartoccini e Moreno Raggetti (ricercatori faunistici), Danilo Mattaioli e Francesco Ravacchioli (Club cacciatori le Torri), Andrea Verzellini (Umbria caccia e natura), Ranieri Daniele e Claudio Tortoioli (Associazione venatoria ambientale Nata libera Perugia) – punta l’indice contro la mancata previsione delle deroghe in Umbria, al contrario di quanto avvenuto per altre regioni, per tortora, colombaccio, storno e quaglia.
Un problema, sottolineano, che in realtà è molto italiano, visto quanto, al contrario, vengano usate le deroghe nel resto d’Europa.
“Perché la nostra regione – accusano – è ferma con i censimenti e indietro anni luce sul conteggio degli abbattimenti rilevati dai tesserini che i cacciatori/contribuenti restituiscono regolarmente ogni anno? Cosa significa l’affermazione fatta dai detentori della “delega” che l’Ispra ‘restituisce il suo parere solo a fine giugno’? Se voi della Delega alla caccia avevate pubblicato il Calendario venatorio nei tempi indicati dall’art. 18 – comma 4- e cioè entro e non oltre il 15 giugno, voi eravate in regola, stante che il parere di tale Istituto statale non è vincolante. Semmai i motivi del suo presunto ritardo l’ ISPRA, consapevole com’ e che i calendari di tutta Italia devono essere pubblicati entro la metà di giugno, li dovrà spiegare al MITE dal quale ne ha sottoposta la vigilanza”.
Nel mirino finiscono anche i tempi di pubblicazione del Calendario venatorio. Che hanno costretto la Giunta a un intervento riparatore d’urgenza dopo che, in prima battuta, era slittato al 21 agosto l’addestramento cani, poi riportato alla data del 15.
“Noi associazioni spontanee che non abbiamo conti da fare e ristorni da mettere in saccoccia, la data di pubblicazione voluta dalla L. nazionale del 1992, la 157, la conosciamo bene: ‘Entro e non oltre il 15 giugno’. Come pure quella regionale, la 14 del 1994. Ma quest’ ultima, a dispregio dei dettami giuridico/istituzionali la ‘semplifica’ facendo sparire misteriosamente dal postulato – senza averne facoltà! – l’ allocuzione perentoria ‘non oltre’. Se noi avessimo un nostro rappresentante in consulta, non avremmo esitato un minuto a consigliare ai soloni della politica di Corso Vannucci di guardarsi bene dall’orinare fuori dal vaso. Ma tant’ è. Il paradosso – semmai – è che nessuno dei componenti questo ‘chiacchieratoio in Delega’ sa cosa significa sostenere l’esame per poter esercitare una passione tutt’altro che gratis. Ai politici delegati, che a caccia non vanno, importa assai di cosa si potrà fare (o non si potrà fare) in fase di apertura di caccia!”.
“Leggerezze e disattenzioni” di cui i cacciatori delle associazioni spontanee sono stufi: “Diciamo ai titolari di “Delega caccia” & C., incapaci di pubblicare il calendario venatorio nei tempi dettati dalle normative: avete palesemente violato la legge. E se siete ancora provvisti di un minimo di onestà intellettuale, dovete dimettervi”.
“Nel frattempo – concludono – il nostro pensiero corre repentino al ritorno di un voto che si terrà nel nostro Paese fra meno di due mesi. E i cacciatori – stante la loro integerrima posizione sociale – sono fra coloro che ne vantano la piena facoltà”.